Torri e affreschi: Don Cataldo, la masseria abbandonata più bella del barese
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venerdì 9 dicembre 2016
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di Ilaria Palumbo
Il complesso fu eretto nella seconda metà del Seicento per volere di Carlo Tommaso De Nicolai, all'epoca marchese di Canneto, il paese che nel 1927 Mussolini unì a Montrone dando così vita ad Adelfia e a una rivalità mai sopita tra i due ex Comuni autonomi. Usato allo stesso tempo come abitazione e azienda agricola, fu ereditato dal figlio del fondatore, il gesuita Cataldo, da cui prende il nome e in seguito dalla famiglia Fascina (infatti è anche conosciuto come "Castello delle Fascine"). La masseria è però abbandonata perlomeno da cinquant’anni e seppur circondata da un recinto, è spesso preda di visite non desiderate, come dimostrano le tante scritte e i “graffiti” presenti al suo interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arrivarci è semplice. Dal quartiere Loseto di Bari basta imboccare la strada provinciale 183 che dopo un paio di chilometri confluisce nella provinciale 21. A quel punto bisogna guidare solo per altri 500 metri e sulla destra apparirà un imponente arco a tutto sesto realizzato in tufo e sorretto da due possenti pilastri: è l’entrata del “castello”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dall’arco si snoda un viale lungo un centinaio di metri che porta ai piedi del prezioso edificio, circondato da un muro pentagonale in pietra e che possiamo ammirare grazie alle foto inviateci da un lettore (Vedi foto galleria). La facciata principale in pietra chiara si presenta semplice e compatta: l'unica punta di colore è un riquadro rettangolare rosso che compare in alto e che probabilmente in origine ospitava un affresco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al centro spicca una torretta "avvolta" da due scalinate semicircolari che conducono al pianerottolo sopraelevato dove è posizionato l'ingresso. Le rampe sovrastano una piccola galleria che permette l'accesso a piccole stanze usate in passato dai servitori del marchese. Sia a sinistra sia a destra dell'entrata è inoltre possibile ammirare due loggiati, elemento che si ripete anche nelle altre facciate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I lati della masseria regalano all'osservatore una prima grande sorpresa: in ciascuno di esso è inglobata una coppia di torri massicce che conferiscono alla costruzione l'aspetto di una vera e propria fortezza. Alla base del prospetto sinistro si apre anche una porta che immette nella vecchia cucina: i forni presenti in questo ambiente sono ben evidenti e conservati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entrando dall'ingresso principale costituito da una porta rossa in metallo, ci si ritrova in un vestibolo dove su una parete padroneggia uno stemma gigante: il simbolo, affrescato su una base in calce, è dorato anche se parzialmente cancellato. Da qui, attraverso due porte laterali si passa al salone ottagonale centrale, un vero e proprio tesoro. Il vano, illuminato unicamente dalle finestre laterali, è infatti un tripudio di affreschi: sono ovunque, persino sul soffitto. Alcuni sembrano raffigurare delle scene tratte da poemi, altri decorazioni geometriche e naturalistiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I colori dominanti su tutti i muri sono il rosa e l'ocra: decenni di abbandono e la grande umidità che regna nell'ambiente li hanno sbiaditi un po', senza però intoccare la magnificienza della stanza. Per riportarli allo splendore originario basterebbe un bel restauro e lo stop al viavai di vandali che in passato si sono introdotti nel locale imbrattando le pareti con scritte inguardabili. Gli affreschi che sembrano aver meglio resistito al tempo sono quelli disegnati sopra le finestre. Si tratta di due ovali in cui sono riprodotti una chiesetta e un arco, entrambi abbelliti da decorazioni vegetali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal salone è possibile accedere ad altre numerose stanze decisamente più semplici rispetto a quella principale e dotate di caminetti. Quattro di queste sono collocate in corrispondenza delle torri laterali: vi si arriva attraverso entrate costituite da due stretti pilastri in finto marmo rosa che terminano in un timpano spezzato. Il resto delle camere in alcuni casi conducono ai loggiati laterali e in una di esse spicca un maestoso arco decorativo in rilievo in gesso bianco, anch'esso deturpato da un orrendo scarabocchio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un vero peccato che questo splendido edificio si trovi in queste condizioni: potrebbe rappresentare un’attrazione turistica e si ritrova invece alla mercè di chi non è capace di rispettare il bello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Giusy - È un vero peccato. Si potrebbe creare un associazione e fare domanda al FAI
- michele - simpatica descrizione e bellissime foto
- pantaleo - mi piacerebbe prenderla in consegna , creare un fondo dei donatori e rimetterla a nuovo, è uno splendore, ma esistono degli eredi con cui si puo dialogare?