Bari, limpidi torrenti e uccelli acquatici: alla scoperta della condannata Ansa di Marisabella
Letto: 18709 volte
lunedì 14 dicembre 2020
Letto: 18709 volte
di Marianna Colasanto - foto Antonio Caradonna
Il luogo si chiama così per Isabella D’Aragona, duchessa di Bari dal 1501 al 1524. Tra i suoi grandi progetti c’era infatti quello di rendere Bari un’isola inattaccabile tramite un grande canale artificiale navigabile che avrebbe dovuto essere solcato da vari ponti. I lavori iniziarono, ma furono abbandonati alla morte della nobildonna, per poi essere spazzati via da un’alluvione nel 1567. Rimase però il toponimo “Mare Isabella” attribuito a una zona di terreno paludoso posta nel punto dove si apriva il canale e bonificata all’inizio del 900: l’attuale ansa.
Per visitarla ci rechiamo davanti al Varco della Vittoria, ingresso del Porto che si apre lì dove il lungomare Starita diventa corso Vittorio Veneto. Siamo all’incrocio con via di Maratona, l’arteria che porta al vecchio stadio del Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo quindi al Porto e, superato il campo di calcio del Cus, ci ritroviamo sulla sinistra un’area cementificata, di cui una piccola parte è occupata da una darsena dove trovano posto un rimessaggio per barche e un circolo nautico. La banchina per il resto è occupata da un enorme parcheggio dove sono posizionate le centinaia di tir che ogni giorno si imbarcano sulle navi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo infatti davanti alla prima colmata di Marisabella, realizzata tra il 1990 e il 1996: una piattaforma che si estende per 20 ettari arrivando, in linea d’aria, sino all’incrocio tra corso Vittorio Veneto e via Brigata Regina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Rappresenta il blocco iniziale del progetto – ci spiega il 53enne ambientalista Umberto Morfini -. I lavori sarebbero dovuti proseguire sin da subito per arrivare a coprire tutta l’ansa, realizzando così un’enorme distesa di 50 ettari complessivi. All’epoca però l’opera si fermò per una serie di ricorsi, ma con la legge “sblocca cantieri” è ripresa a pieno regime nel 2018».
Da un paio d’anni infatti il “golfo” è invaso da pale meccaniche, chiatte e gru impegnate a realizzare quella che dovrebbe diventare, entro quattro anni, una nuova banchina portuale. Il primo passaggio, in fase di completamento, prevede la chiusura dello specchio di mare con un braccio di cemento: i lavori sono in atto sul “Pizzoli”, molo che chiude l’ansa a nord-est.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La seconda colmata è pari a 42 campi di calcio: saranno necessari un milione di metri cubi di cemento per poterla realizzare – afferma Matteo Magnisi, portavoce del comitato “Fronte del Porto” che si batte per la salvaguardia del luogo –. Secondo noi ambientalisti è un’opera che non ha ragion d’essere: Marisabella è una delle poche zone di mare non ancora cementificate, in una città dove l’Adriatico si è allontanato dai baresi. E poi la banchina ucciderà la splendida oasi naturalistica che si è venuta a creare in questo punto nel corso del tempo: anche se non dovesse essere riempita, diventerà impraticabile per i volatili che la frequentano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Appunto, l’oasi. Ne avevamo parlato anni fa, quando i birdwatcher baresi ci segnalarono la presenza qui di diversi uccelli acquatici quali aironi, falchi, sule, cormorani, svassi e martin pescatori: specie migratorie che avevano scelto Marisabella come tappa obbligata durante i loro viaggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il motivo? Gli animali sono attirati da un sorprendente “fiumiciattolo” di acqua salmastra contenuto in un canale che scorre tra corso Vittorio Veneto e la strada interna al porto. Una sorgente che arriva direttamente dalla Murgia e che segue il percorso dell’antico Torrente Picone, la cui foce non è più visibile perché tombata e ricoperta nel secolo scorso da strade ed edifici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il canale, preceduto da folti canneti e collegato al mare, è circondato da una variegata vegetazione e appare limpidissimo con i suoi riflessi azzurri e verdi. Sul fondale nuotano grossi cefali: rappresentano il cibo degli uccelli che stazionano in questo punto. «Sono proprio la protezione offerta dalle piante e la presenza dei pesci a favorire l’arrivo dei volatili», sottolinea Giuseppe Nuovo, birdwatcher barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre continuiamo ad ammirare questa “riserva” naturalistica situata in piena città (e visibile anche da corso Vittorio Veneto), veniamo colpiti prima dalla vista di un alto airone cenerino che passeggia indisturbato nel canneto, da un paffuto sparviero e da un maschio di germano reale che ha trovato riparo tra gli arbusti per pulirsi le piume. Il tutto mentre sulle nostre teste vola veloce una tortora dal collare e alcuni piccioni si librano nell’aria al di sopra dei tir parcheggiati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il torrente sfocia infine in un vero e proprio laghetto dove nuotano placidi alcuni gabbiani: una conca d’acqua che sopravvive imperterrita tra strade asfaltate, traffico e recinzioni.
Ma le sorprese non finiscono qui. Altri gabbiani hanno infatti trovato posto su una particolare “isola” che si erge proprio al centro dell’ansa. Per ammirarla ci poniamo all’estremità orientale della colmata, dove si apre un curioso boschetto di pini marittimi affacciato sul mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E mentre tre uomini sono intenti a pescare con le loro lunghe canne, ci ritroviamo davanti allo splendido panorama di Marisabella. Di fronte a noi si staglia il campanile della Cattedrale, mentre al centro della baia si trova il predetto isolotto: un cumulo di massi che gabbiani e cormorani hanno deciso di “occupare”, quasi fosse l’ultimo baluardo contro quei lavori che stanno distruggendo per sempre la loro casa.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Marcolop - Grazie per l'articolo. Aggiungerei che, avendo praticato canottaggio nel porto negli anni 90-00, si notavano dei delfini noutare proprio in quella zona, probabilmente attirati dalle facili prede. Non ci avevo mai pensato, ma quest'articolo mi ha fatto ricordare questo particolare curioso.
- Roberto Tempesta - Non si può fare qualche cosa per fermare i lavori?
- adriano - non lasciamo distruggere un'oasi cosi' bella da far vedere ai nostri figli.
- Pasquale - Spero che i lavori per il completamento dell'ansa venga completata. Ciò può portare solo sviluppo a questa meravigliosa città. Vorrei dire una cosa semplice a questi pseudi ambientalisti o fantomatici comitati (sono certo che alcuni di loro hanno la camera con vista mare sul porto. Ci sono ben'altri siti da proteggere e ben altro da salvaguardare. Meditate genti meditate. Il comitato Ansa marisabella.
- Alberto - Non c'è purtroppo alcun dubbio che secondo una mentalità sterile ed obsoleta lo sviluppo cittadino coincide con la cementificazione spietata, ma pretendere di eliminare luoghi caratteristici come l'Ansa di Marisabella per farne aree portuali (porto tra l'altro già enormemente esteso) rappresenta l'ennesimo sfregio alla storia della nostra città, non di certo uno sviluppo sostenibile!!! Sono innumerevoli le distruzioni ed i danni causati alla città da uno 'sviluppo' consistito in cementificazioni selvagge incontrollate!
- Malpnzand - ho la vaga sensazione che la cementificazione serva a ... distanziare il mare dalle zone che via via stanno diventando così edificabili, è un delitto restringere un bacino portuale, tra l'altro semiartificiale, per farne semplici parcheggi