Palazzi signorili, rigogliosi giardini e vista sull'Adriatico: è l'ambita "zona della Rai" di Bari
Letto: 6181 volte
venerdì 8 settembre 2023
Letto: 6181 volte
di Giancarlo Liuzzi - foto Fabio Voglioso
Delimitata dal lungomare Nazario Sauro, da via Egnatia, da corso Sonnino e da via Di Vagno (che la separa dal rione Japigia), questa parte del capoluogo pugliese venne realizzata a partire dagli anni 50 in “contrasto” con il resto del quartiere, caratterizzato da strade strette e case basse.
Gli innovativi condomini, tra i primi a disporre in città di portierato e videocitofono, oltre a possedere una visuale unica sul mare, convinsero molti ricchi professionisti a prendere qui casa, in una zona dotata anche di una delle poche aree verdi della città.
Per visitare la zona (in cui ultimamente è venuto ad abitare anche l’attore Checco Zalone) partiamo dal lungomare Nazario Sauro e ci incamminiamo su via Egnatia che si apre tra la monumentale Caserma Bergia e il Palazzo dell’Agricoltura.
Da qui, alzando lo sguardo, è già ben visibile l’alta antenna trasmittente posizionata sulla terrazza del palazzo della Rai, identificato dopo pochi metri da una grande insegna con l’iconica scritta bianca su sfondo blu.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edificio, progettato in stile razionalista dall’architetto Elena Guaccero, fu costruito su un’area incolta alle spalle del palazzo dell’Agricoltura e inaugurato l’11 marzo del 1959 alla presenza di politici e alti dirigenti della televisione pubblica. L’imponente immobile divenne in breve tempo il simbolo dell’isolato, tanto che anche il vicino parco di piazza Gramsci fu definito per decenni “i giardini della Rai”.
I sette alti livelli che compongono lo stabile sono ben riconoscibili per via delle numerose e grandi vetrate, un particolare che gli diede da subito il soprannome di “palazzo delle cento finestre”. Caratteristica ripresa anche nell’adiacente sede della Corte dei Conti costruito qualche anno dopo.
L’entrata della Rai è su via Dalmazia, strada in cui si trovano la maggior parte degli alti fabbricati residenziali costruiti tra gli anni 50 e i primi anni 60, molti dei quali portano la firma del duo di visionari architetti Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il primo, ad angolo con via Egnatia, è palazzo Lacarra, ai cui piedi c’è lo “Stuart”, tra i più longevi pub di Bari, che nel 1996 prese il posto del bar “La Cremeria”. Sul lato opposto invece alcuni curiosi balconi a spigoli contraddistinguono il palazzo INA. Costruito nel 1962, faceva parte del piano di intervento statale INA-Casa studiato per realizzare edilizia residenziale pubblica su tutta la penisola. Il fabbricato si allunga per 100 metri su via Egnatia “scontrandosi” infine con due basse palazzine ottocentesche colorate tipiche del quartiere Madonnella.
Proseguendo su via Dalmazia ad angolo con via Matteotti troviamo gli altri due immobili progettati dal duo Chiaia-Napolitano, impreziositi dai decori dell’artista barese Gennaro Picinni. Il primo presenta, al di sopra del piano terra, una lunga fascia realizzata con strati di cemento colorato sul quale si estende un groviglio realizzato in tondino di ferro verniciato bianco.
Il secondo è palazzo Vitone, simpaticamente battezzato “del tirassegno” per via degli astratti mosaici a cerchi con punti al centro che abbelliscono i parapetti dei balconi.
Arriviamo infine su piazza Antonio Gramsci, dove il cemento lascia spazio all’ampio verde dei giardini Baden Powell. Raggiungiamo l’ingresso che si trova di fronte all’imponente entrata dell’IPSIA Santarella-Delilla, realizzato nel 1949 negli spazi un tempo occupati dall’ex macello cittadino.
L’ampio parco, affacciato sull’Adriatico e attrezzato con aree giochi, rappresenta da più di 70 anni una delle poche aree verdi del centro cittadino. Appena entrati troviamo subito frotte di bambini intenti a divertirsi con le giostrine presenti, all’ombra di alte palme e rigogliose cycas.
Nell’accogliente area è anche presente lo storico chiosco “La Buvetteria”, nato nel 1968 e dal 2000 gestito dagli Attanasio. «In realtà la presenza della nostra famiglia qui è precedente - ci racconta la 48enne Lucia intenta a servire gelati e patatine ai suoi clienti -. Fu infatti mio padre nel 1976 a decidere di installare in questo parco una pista di macchinine elettriche. Poi, anni dopo, una volta avuta l’occasione, abbiamo rilevato anche il bar».
Lucia come prova ci mostra delle foto d’epoca che la ritraggono mentre “guida” una delle piccole automobili, che all’epoca divennero un’attrazione per tutti i bambini. Negli anni 90 il parco venne poi interamente recintato e al posto della pista furono installate le giostrine tutt’oggi presenti.
«Qua abbiamo visto crescere intere generazioni di baresi – continua la donna -. Ed è bello vedere i bambini di un tempo, ormai cresciuti, portare oggi a giocare i propri figli».
Tra questi il 45enne Giovanni, ritornato ad abitare nella casa che era stata dei suoi genitori. «Ho sempre avuto nostalgia di questa zona - afferma – e così ho deciso di venirci a vivere con la mia famiglia. Ogni giorno vengo in questo parco con i piccoli, nello stesso luogo dove decenni fa passavo giornate intere tra giochi e partite a pallone. Proprio qui, nei “giardini della Rai”».
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita