di Nunzia Carella e Serena De Novellis

Non c'è solo Mercadante: dall'altra parte di Cassano grotte e natura antica
CASSANO DELLE MURGE – Per un barese “Cassano” fa rima con Foresta di Mercadante, il bosco impiantato artificialmente nel 1938 per difendere il territorio dalle alluvioni e che negli anni è diventata meta fissa per passeggiate e pic nic. Dall’altra parte di Cassano però, in una zona al confine con i territori di Acquaviva delle fonti e Santeramo in Colle, si estende su centinaia di ettari un’area naturalistica meno conosciuta ma senz’altro più avventurosa e incontaminata rispetto a Mercadante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di una una zona che fa parte della “Bassa Murgia” e che si caratterizza per una flora autoctona, formata da alberi nati e cresciuti qui spontaneamente, da una grande concentrazione di grotte naturali, da casolari antichi e da leggende che aleggiano passeggiando tra i tortuosi sentieri boschivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un’area che finora è rimasta nell’ombra, poco valorizzata, forse perché in buona parte di proprietà privata, ma che da qualche anno è al centro di progetti riguardanti reti escursionistiche e cicloturistiche. Qui, va detto, sono presenti numerosi agriturismi: “appoggiandosi” a loro è possibile fruire del territorio in maniera più semplice, essendo autorizzati a passare attraverso suoli privati, ma boschi e grotte sono comunque raggiungibili attraverso strade comunali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi siamo andati a farci un giro una domenica di febbraio (vedi foto galleria), guidati dal team dell’associazione “Murgia Enjoy”, che dal 2013 propone eventi escursionistici di vario genere con lo scopo di valorizzare, promuovere e tutelare il territorio murgiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Punto di partenza è la Contrada Cristo Fasano, che prende il nome dall’omonima Grotta di Cristo, una delle più ampie della zona. Siamo quindici persone e formando una fila indiana capeggiata dal presidente dell’ associazione Leonardo Losito e dallo speleologo Giuseppe Montedoro, ci mettiamo in cammino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prendiamo uno stretto sentiero alberato. I ramoscelli secchi formano degli archi che accompagnano il nostro passaggio e fiancheggiamo un’immensa distesa di verde: un prato che sembra uscito da una cartolina della Svizzera. Siamo circondati da alberi di caducifoglie e da querce: ci troviamo ora ad un’altezza di circa 420 metri sul livello del mare lì dove prevale la “pseudo steppa” mediterranea. Un profumo di funghi selvatici si confonde con quello della vegetazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo speditamente, tranne in alcuni tratti, dove la vegetazione si infittisce e siamo costretti a rallentare, facendoci spazio tra ramoscelli e piante. Dopo aver incontrato il biancospino con le sue caratteristiche bacche rosse commestibili e la rosa canina, ci troviamo davanti alla prima nostra meta: la grotta Albero di Sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La cavità – spiega Losito - presenta la particolarità di essere stata utilizzata come dimora di pastori fino a 50 anni  fa a differenza delle altre che sono state abbandonate molto prima e utilizzate solo come riparo periodico». Infatti all’ingresso si possono notare degli scalini “modellati” dall’uomo nella pietra e, all’interno, una piccola zona destinata alla conservazione dei viveri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per entrare dobbiamo passare attraverso una piccola bocca che ci conduce in un’unica e buia “stanza”. Notiamo in realtà come la grotta presenti ulteriori piccoli ambienti: rami laterali accessibili solo se muniti di attrezzature specifiche e procedendo a carponi. «Uno di questi rami è stato esaminato e risulta essere lungo circa 8 metri - ci informa Montedoro - . Se percorso permette di accedere a un altro locale che risale verso l’alto, sfiorando il terreno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Qui vivono pipistrelli, ragni di grandi dimensioni (detti anche “giganti neri”) e una specie particolare di cavalletta, che ha sviluppato zampe, antenne e rimpicciolito gli occhi per via della mancanza di luce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Incerti se essere dispiaciuti o al contrario contenti per il fatto di non aver incontrato gli animaletti, usciamo dalla cavità. E’ ora tempo di andare a visitare le due foreste presenti in zona: il bosco di Bellamia e quello di Mesola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima però passiamo davanti ad uno dei casolari più antichi di Cassano, del tutto immerso nella vegetazione e avvolto da un alone misterioso, al quale purtroppo non è consentito accedere perché di proprietà privata. Due scalinate conducono ad altrettanti ingressi e una piccola finestra si incastra tra altre due visibilmente murate: così si presenta la facciata della struttura, dalle mura in pietra color grigio biancastro e logorata dal tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci troviamo ora a costeggiare una parte del bosco di Bellamia fino ad arrivare ad un sentiero che segna il punto di confine tra quest’ultimo (sulla nostra sinistra) e quello di Mesola (sulla nostra destra), che ha un’estensione maggiore rispetto al primo (3000 ettari). Entrambi sono boschi spontanei che vantano esemplari arborei come piante caducifoglie e termofile (quercia pubescens, trojana, virginiana), ma anche abeti e pini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci raggruppiamo in un angolo di Bellamia: siamo avvolti da un pacato silenzio, interrotto solo da un cinguettio sommesso. Essendo infatti un territorio di “cerniera”, diversi volatili provenienti dall’Alta Murgia passano da qui durante la migrazione per poi dirigersi verso le gravine. Esempio sono i falchi grillai, che sono soliti dormire tutti su un unico albero: pare ne siano stati avvistati addirittura 300 esemplari su un’unica pianta. Ad un tratto il silenzio è sovrastato dal trottare di due cavalli: sfilano lentamente al comando di due signori in sella, probabilmente provenienti da uno degli agriturismi vicini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ invece legata all’adiacente bosco di Mesola la storia del brigante Vituccio Servodio, rifugiatosi in questa zona nella seconda metà dell’Ottocento e ucciso dalle forze dell’ordine durante un conflitto a fuoco avvenuto nella vicina masseria Pantalone. Per questo a Mesola sorge il “Parco dei Briganti”, area dove vengono organizzate attività naturalistiche, didattiche e sportive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre ascoltiamo i particolari di questa leggenda, siamo circondati da lunghi tronchi di maestose querce secolari. «Non tutti sanno che esiste un metodo per nulla invasivo che permette di risalire all’età effettiva degli alberi – ci rivela il presidente dell’associazione -. Invece di tagliare il tronco e analizzarne gli anelli, è possibile “abbracciare” una quercia, definendo così indicativamente la circonferenza e moltiplicando quest’ultima per 120 (dato che ad ogni metro di circonferenza corrispondono 120 anni di vita dell’albero).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E quindi prima di andare via non ci resta che abbracciare il vecchio albero, che risulta essere in vita da ben 396 anni, quasi quattro secoli. E per un attimo ci sentiamo così piccoli di fronte a cotanta natura, che da tanto tempo si erge qui, lontana dagli occhi indiscreti dei vicini cittadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Qui il sito internet di Murgia Enjoy


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Il primo sentiero che percorriamo è alberato e i ramoscelli secchi formano degli archi che accompagnano il nostro passaggio
Fiancheggiamo un’immensa distesa di verde: un prato che sembra uscito da una cartolina della Svizzera
Siamo circondati da alberi di caducifoglie e da querce:
Un dettaglio della corteccia di una quercia
Ci troviamo ad un’altezza di circa 420 metri sul livello del mare lì dove prevale la “pseudo steppa” mediterranea
Il biancospino con le sue caratteristiche bacche rosse commestibili
L'ingresso della grotta Albero di Sole
Gli scalini modellati dall’uomo nella pietra: la grotta è stata utilizzata come dimora di pastori fino a 50 anni fa
Lo speleologo Giuseppe Montedoro ci fa notare come la cavità presenti rami laterali accessibili solo se muniti di attrezzature specifiche
Un antico casolare abbandonato si erge tra la vegetazione: le mura in pietra scolorita e due finestrelle visibilmente murate gli conferiscono un fascino misterioso
Costeggiamo il bosco di Bellamia
Il sentiero segna il punto di confine tra il bosco di Bellamia (sulla sinistra) e quello di Mesola (sulla destra)
Ad un tratto il silenzio è sovrastato dal trottare di due cavalli: sfilano lentamente al comando di due signori in sella
Siamo circondati da alberi di caducifoglie e da querce
Abbracciamo una quercia per risalire alla sua età: ha 396 anni



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