Chiese, conventi, sottopassi e mercati: è la caratteristica zona di Sant'Antonio
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mercoledì 15 marzo 2017
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di Annarita Correra
Si può accedere a quest’area sia da via Zuppetta attraverso un ponte pedonale, sia dall’estramurale percorrendo il sottovia Luigi di Savoia. Quest’ultimo è l’ultracentenario passaggio in pietra che corre sotto la ferrovia: per quanto annerito dallo smog e sporcato dalle scritte dei writers, conserva un certo fascino grazie ai particolari decori floreali che l’abbelliscono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di arrivare in piazza Luigi di Savoia sulla destra si apre un passaggio: è l’ingresso di via Dieta di Bari, lunga strada che costeggia la ferrovia da cui è separata da un muro dipinto con un colorato murale. Da questa strada sulla sinistra ci immergiamo nella zona di Sant’Antonio. Di fronte a noi un alto e “ingombrante” autosilo che ospita al piano terra un piccolo mercato coperto aperto da una trentina d’anni. «Prima però vendevamo all’esterno, nella piazzetta che si affaccia sul convento», ci spiega il pescivendolo Daniele.
La piazza a cui si riferisce il giovane si trova sul retro del mercato ed è parte di via Tanzi, strada che costeggia l’autosilo e che si trasforma in una specie di largo chiuso da edifici particolari. Qui infatti si affaccia una storica e un po’ abbattuta caserma dei Carabinieri dal colore rosa pallido, oltre che una struttura giallognola composta da una fila di grandi arcate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E’ questa la parte laterale dell’ex convento di Sant’Antonio, eretto nel 1617 e diventato caserma nel 1866 dopo la soppressione degli ordini religiosi. Ora la struttura è di proprietà comunale, molti locali sono inutilizzati, anche se c’è un progetto di ristrutturarli per trasformarli in mensa per i senzatetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Via Tanzi da una parte sfocia su piazza Balenzano (su cui si affaccia la parte posteriore dell'ottocentesca caserma Picca il cui ingresso ha rappresentato per anni l’accesso o l’esenzione alla leva) e dall’altra dà accesso a vico Sant’Antonio. Quest’ultimo è un passaggio pedonale abbastanza inconsueto per una città “lineare” e a “misura d’auto” come Bari: scendendo tre scalini è possibile girare attorno al convento per arrivare poi su piazza Duca degli Abruzzi, lì dove sorge l’ingresso della chiesa di Sant’Antonio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma prima di arrivare davanti all’edificio religioso, sul vicolo bussiamo alla porta in legno del Centro diurno socio-educativo gestito dalle Sorelle francescane della carità, che dal 2006 ospita bambini italiani e stranieri che dopo la scuola vengono qui per pranzare e fare i compiti. Al terzo piano ci accoglie la 30enne suor Daniela, che mentre ci mostra una delle aule del centro ci spiega come qui negli anni 50 ci fosse un orfanotrofio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dall’istituto e in un angolo del vicolo protetta da una bassa ringhiera in ferro troviamo la grotta votiva della Madonna di Lourdes sulla quale ogni giorno i fedeli portano fiori freschi e si fermano qualche istante per pregare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo ora giunti su piazza Duca degli Abruzzi, lì dove file di alberi bassi e spogli si intervallano a panchine in pietra su una pavimentazione di mattonelle in pietra grigie e bianche. Su questo largo, accanto alla caserma Picca, sorge la chiesa di Sant’Antonio: l’edificio religioso più antico della città non compreso tra le mura di Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu costruita nel 1627 con il nome di San Bernardino da Siena ma nel 1835 crollò a causa di un forte terremoto avvenuto qualche anno prima. Si salvò solo un piccolo campanile che fa ancora oggi capolino dietro la facciata (visibile dall'estramurale Capruzzi). L’anno dopo iniziò la sua ricostruzione che fu completata nel 1839, anno in cui l’edificio fu consacrato a Sant’Antonio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi la chiesa si presenta con un aspetto molto rinnovato, dovuto al restyling effettuato nel 1959. La facciata color ruggine al cui centro spicca un grande rosone è stata anche abbellita da alcuni mosaici realizzati dal pittore siciliano Franco D’urso che rievocano episodi della vita di Sant’Antonio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche all’interno l’edificio si presenta notevolmente riammodernato, si fa notare però l’abside dominato dal crocifisso in legno e dal mosaico della volta che raffigura Cristo e quattro santi francescani. Qui incontriamo la 90enne signora Silvia, maestra ormai in pensione, che ci racconta qualche aneddoto sulla chiesa. «Nel secolo scorso – ci spiega - questo era un passaggio obbligatorio per le persone di Bari Vecchia: prima di andare sulla via di Carbonara a lavorare entravano in chiesa a chiedere a Sant’Antonio di essere trattati bene dai loro padroni. Se le loro preghiere venivano ascoltate, tornavano poi qui a ringraziare il santo».
Ancora oggi questo angolo è tra i più rappresentativi della città, mix perfetto tra antico e nuovo: un luogo di pace che dà il benvenuto ai tanti che, venendo dal sottovia Luigi di Savoia, entrano sfrecciando nel centro di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
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Scritto da
Annarita Correra
Annarita Correra