Merletti, Madonna del Pozzo e Checco Zalone: è la piccola e poco valorizzata Capurso
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martedì 17 ottobre 2017
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di Maria Bruno
Questo paese di 15mila abitanti situato a una decina di chilometri a sud-est del capoluogo ha molti assi nella manica: è infatti caratterizzato dalla “miracolosa” cappella della Madonna del Pozzo, da una tradizione secolare nella produzione di merletti , da feste popolari come la "Fanoje" e per aver dato i natali a quello che forse è il comico più amato d’Italia: Checco Zalone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante ciò, basta farsi un giro per le strade del centro cittadino per ascoltare il malcontento da parte dei suoi abitanti, riguardanti non solo la mancanza di attività e “divertimenti”, ma anche l’assenza da sempre di una vera politica culturale che possa portare, perché no, turismo.
Siamo andati a visitare i luoghi più rappresentativi di Capurso (vedi foto galleria), partendo proprio dalla Cappella del Pozzo, piccolo edificio in pietra bianca situato in largo Piscino, a pochi passi da via Noicattaro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La chiesa contiene al suo interno il "miracoloso" Pozzo di Santa Maria. Si narra infatti che nel 1705 la Madonna sia apparsa dinanzi a un prete locale gravemente malato, don Domenico Tanzella, consigliandogli di bere l’acqua di quel serbatoio. Il prelato, dopo aver seguito il suggerimento, guarì improvvisamente. E così per ringraziare la Vergine la comunità capursese fece erigere questo luogo di culto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La cappella si trova per l’appunto nel pozzo, in una grotta, nella quale è possibile accedere attraverso una rampa. Una decina di scalini portano nella cavità dove subito notiamo un altarino sovrastato da un quadro grazioso: raffigura Maria con in braccio il Messia benedicente. Sulla sinistra poi sono ben visibili le fontane in marmo da cui sgorga la preziosa sorgente dal potere "rigenerante".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il miracolo sarebbe avvenuto l’ultima domenica di agosto, giorno da allora celebrato da migliaia di fedeli che in estate arrivano in massa a Capurso. Una storia ideale per alimentare un certo turismo religioso, che però evidentemente non decolla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ho un'attività commerciale in zona - spiega una 30enne che incontriamo all'uscita della chiesa e che chiede di restare anonima –. Per noi negozianti sarebbe fantastico poter “sfruttare” la presenza di un sito così importante. Ad esempio si potrebbero organizzare qui eventi che possano trattenere i fedeli e magari attrarre anche persone non interessate alla cappella. Dicono che quest'area sia il salotto buono di Capurso, ma nessuno ha mai avuto intenzione di arredarlo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo la giovane e ci spostiamo verso il centro cittadino, per raggiungere dopo soli 400 metri l'imponente e bianco Santuario-Basilica di Santa Maria del Pozzo. Ultimato nel 1778 in stile tardo barocco è composto dalla chiesa vera e propria e dall'annesso convento alcantarino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superiamo l'ampissimo sagrato ed entriamo. L'interno, a pianta basilicale, è costituito da un'unica grande navata scandita dal succedersi di cappelle laterali. Qui il leitmotiv è costituito dalla presenza di marmi pregiatissimi: bianchi sul pavimento, policromi sull'altare e sulla parete di fondo, quest'ultima realizzata con maestria nel 1830 dal maestro napoletano Raffaele Trinchese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbandoniamo ora la Basilica e prendiamo fiato nei giardini pubblici adiacenti. Nell'area verde, ristrutturata da qualche anno, scambiamo due chiacchiere con tre ventenni seduti su una panchina. «Ma quale turismo - ci dicono i ragazzi -. Non c'è neanche un locale serale per noi giovani: ogni volta che cerchiamo un po' di movimento siamo costretti ad andare a Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo pochi minuti i ragazzi ci congedano, non prima però di consigliare una visita alla Chiesa del Santissimo Salvatore. Accettiamo il loro invito e ci dirigiamo alla volta della meta, ubicata alle porte del centro storico. All'interno della struttura, eretta nel 1541 secondo dettami dell'architettura romanica, è in corso una messa. Balzano agli occhi le massicce colonne marmoree e il raffinato pagliotto che riveste l'altare e rappresenta i discepoli di Emmaus. C'è anche la statua di San Giuseppe, patrono del paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fuori, ai piedi della facciata sinistra, si trova una curiosa piazza dal pavimento a scacchiera. Da qui accediamo nel groviglio di viuzze del borgo antico, sviluppatosi nel Medioevo, di modesta estensione e caratterizzato oggi da strade piuttosto sconnesse. Scarpinando lungo i vicoli ci facciamo largo tra palazzi bassi e fatiscenti, bisognosi di un restyling che li possa rendere pittoreschi alla vista dei visitatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giungiamo nel cuore del rione: piazza Antonio Gramsci, dominata da un anonimo porticato a ferro di cavallo che accoglieva fino a qualche anno fa il mercato comunale. Su quest'area un tempo sorgeva un palazzo marchesale, conosciuto come "il castello". «Fino a qualche anno fa guidavo un'associazione che si prefiggeva di sviluppare la città vecchia - spiega la 30enne Antonella, residente del quartiere -. Ora quell'ente l'ho chiuso, ma continuo a sperare che anche qui si avviino i lavori di manutenzione che hanno riguardato il resto del paese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In realtà uscendo dal centro storico tramite via Pizzoli ci ritroviamo in un altro angolo che necessiterebbe di maggiori cure: i giardinetti antistanti la Chiesa di San Francesco. Nonostante la trascuratezza del luogo alcuni bambini giocano spensierati a pallone, ma la sensazione che tutto possa essere più valorizzato rimane viva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da queste parti peraltro l'allegria dovrebbe essere di casa, almeno considerando le performance del comico Luca Medici, in arte Checco Zalone, figlio di questa terra. Ma quando chiediamo di lui le risposte sono abbastanza vaghe. «Abitava in via Magliano, la strada dell'Hotel 90», racconta il proprietario di una pizzeria della zona, senza però riuscire a essere più preciso. Nessuno dei passanti che interroghiamo è poi in grado di raccontare qualche aneddoto sull'artista, anzi un signore replica con un «Checco Zalone chi?» che ci lascia parecchio perplessi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Difficile immaginare che Capurso stia rinnegando il suo figliol prodigo, di certo però, come per la Madonna del Pozzo, non sta sfruttando la sua popolarità, perdendo così l’occasione per affrancarsi dall’immagine di piccolo e dormiente paese in provincia di Bari.
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Maria Bruno
Maria Bruno
I commenti
- Vinci - Giusto per la cronaca , bisogna vivere il paese x definirlo dormiente o meno, io da capursese ,personalmente, ritengo la mia cittadina più viva che mai . Basterebbe appunto viverla per sapere delle infinità di iniziative che ci sono , bisognerebbe viverla per sapere,nonostante i suoi limiti, i passi da giganti fatti negli ultimi anni.
- Franca - Sì dimentica tutto l impegno degli anni novanta nel gemellare il paese al quartiere SHILLER PARK di Chicago grazie alla passione di Giulio Centro ne! Grazie a lui abbiamo incontrato i capursesi che custodiscono antiche tradizioni .
- Enzo Pagone - Ma sei sicura di essere venuta a Capurso?? Il tuo articolo è Denigrante rispetto a quello che Seriamente Capurso offre...tutto quello che hai scritto non è assolutamente VERITIERO. Informati prima di scrivere....!
- Vito Prigigallo - Egregio direttore, gent.ma sig.ra Bruno. Ho letto l’articolo su Capurso pubblicato da Barinedita. Ognuno è libero di pensarla come ritiene, ma a mia volta io ritengo di dover fare alcune precisazioni. A cominciare dal titolo. Che, citando i merletti, fa riferimento a una tradizione (e a un lavoro) che di fatto non esistono più. Capurso era un tempo il paese dei merletti, degli sgammitt (i venditori ambulanti porta a porta e quelli sulle spiagge) e dei materassai. Probabilmente non lo è più. Come non è più un paese dormitorio. Certo, la vicinanza a Bari, come per Adelfia, Valenzano, Modugno, Triggiano, Palo, è un problema da certi punti di vista, ma la vivacità di una comunità che pure spesso è “spaesata” non può essere negata. Ne’ certificata da un reportage che ha la pretesa di “ascoltare la gente” e di riportarne la voce. Di quale gente parliamo? Con tutto il rispetto, facendo il mestiere più bello del mondo da molti (troppi) anni, le inchieste hanno ben altri crismi. Capurso ha molti problemi, al pari di paesi della prima, seconda e terza fascia della corona metropolitana. E non nego che vi siano notevoli criticità circa la pratica della cittadinanza attiva. Ma di qui a dire che questo è un paese addormentato ce ne vuole. Chi l'ha detto che non abbiamo saputo valorizzare la Madonna del Pozzo e il fenomeno Checco Zalone? E quando Luca Medici è salito sul palco di Multiculturita (una delle rassegne jazz più importanti, e non solo in Puglia: Pat Metheny e Markus Miller, i Manhattan Transfert e Nicke the Nightfly) a cantare in chiave jazz Evviva Maria con Stefano Bollani? Il culto per la Vergine del Pozzo è elemento centrale della vita dei capursesi, non solo dei nativi. E attorno ad esso si lavora all’industria del santo. I progetti La festa grande e Un Pozzo di storia stanno lì a dimostrarlo. L'attività culturale del paese è segnata da innumerevoli iniziative. Che allo stesso tempo hanno il loro baricentro nella Biblioteca comunale D’Addosio (vi invito a visitare la mostra fotografica di Michele Marolla, in programmazione fine a sabato) e hanno una policentricita’ che è uno dei fiori all’occhiello, dalla scacchiera di piazza Umberto a piazza Gramsci, dal parco (due edizioni di Birra di notte) alla villa. Dove si sono tenute quattro edizioni di una delle manifestazioni più note, Sindaci ai fornelli, che ha visto impegnate numerose fasce tricolori (gli ultimi due anni anche Decaro e Emiliano). In Biblioteca si tiene la rassegna letteraria Il libro possibile - Winter (l'ultimo scrittore ospitato è stato il catalano Rafel Nadal, ma sono venuti Gianantonio Stella e Erri De Luca (nel chiostro del santuario), Paolo Mieli (Hotel 90) e Dacia Maraini. È una rassegna letteraria locale come Il libro parlante, che ha avuto ospiti del calibro di Lino Patruno e Raffaello Mastrolonardo, Pino Aprile e Gabriella Genisi. Altri appuntamenti importanti sono Mudi (teatro sperimentale) e Maschere e tamburi (teatro amatoriale). Note di notte (memorabili Enzo De Caro e Michele Mirabella) e la diretta TV della Madonna del Pozzo, la sagra del fungo (sabato e domenica prossimi) e La Fanoje, uno degli appuntamenti più importanti, alla vigilia dell’Immacolata. Sicuramente dimentico le decine di appuntamenti culturali che si svolgono, soprattutto a partire dal 2010, allorché cultura e marketing territoriale sono state trasformate dalla nuova compagine amministrativa fra i momenti centrali della propria attività. Ripeto. Non voglio nascondere le criticità esistenti. Per anni ho detto e scritto che il rischio del mio e dei paesi limitrofi era di trasformarsi in una espressione geografica o poco più. Ma non è così. I giovani migrano verso Bari perché la metropoli è catalizzatrice di attenzioni, le movide di Polignano, Conversano e di Bari Vecchia non hanno confronti. Ma alcuni locali (li posso elencare, dall’Emporio 111 al Jfk, dal Caffè Divino al Riccio) sono poli gravitazionali. E in un paio di essi si sono svolte serate con un nuovo format, Storie di vinile, musiche, parole, immagini. Tornando a Checco Zalone, i capursesi sono orgogliosi di lui (forse lui dovrebbe esserlo un po' di più della sua Capurso), come lo sono del premio Strega Nicola Lagioia, dei tanti “capursesi dell'anno”, grandi o piccoli personaggi della nostra vita. Che dire di più. Che la cattiva informazione (perché questa, a mio modesto avviso, è stata fatta) fa male. Ma va rispettata comunque. Senza voler negare il diritto di critica, sacrosanto. E tuttavia, un pizzico di approfondimento e qualche condizionale in più avrebbero reso un servizio migliore. Grazie per l'attenzione.