di Giancarlo Liuzzi

Bari, quel piccolo antico edificio che si affaccia su corso Vittorio Veneto: ecco a cosa serviva
BARI – È l’edificio più antico di tutto il lungomare di ponente, ma anche quello più piccolo e malmesso. Parliamo di quel minuto e inutilizzato immobile grigio che sorge su corso Vittorio Veneto, la lunga arteria caratterizzata da palazzi di architettura fascista degli anni 30. Impossibile non notarlo proprio sul ciglio della strada, stretto tra il liceo artistico Pino Pascali e la Caserma Italia: ma qual era la sua funzione? 

Si trattava di un impianto per il pompaggio e il sollevamento delle acque di fogna. Fu costruito nel 1928 proprio per venire incontro all’esigenza di servizi in una zona che si stava espandendo di pari passo con il nuovo lungomare. All’epoca si trattò di un macchinario all’avanguardia, fondamentale per permettere il regolare flusso delle acque reflue in un’area che avrebbe ospitato gli imponenti fabbricati che ammiriamo ora.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il funzionamento di questi sistemi idraulici e meccanici era abbastanza semplice: di fatto lo stesso che, con apparecchi più moderni, viene utilizzato anche oggi. Le acque reflue venivano raccolte in un serbatoio di contenimento interrato: raggiunta una certa altezza le pompe a immersione si azionavano spingendo i liquami in direzione del punto di scarico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’impianto rimase in attività per qualche decennio, probabilmente sino agli anni 60/70, quando con l’arrivo di più moderni sistemi di smaltimento fu dismesso e abbandonato. Da allora giace ancora lì, al numero 16 di corso Vittorio Veneto, con l’ingresso murato e i suoi locali vuoti. (Vedi foto galleria)

Il suo aspetto è però grazioso. Posto su un solo livello leggermente rialzato dal manto stradale, si presenta con un volume centrale sporgente dove è presente l’ingresso e due “ali” laterali. «La sua architettura è di stampo ottocentesco – ci spiega Simone de Bartolo, esperto di edilizia degli anni 20/30 -. È arricchito infatti da un paramento listato a fasce lisce, semplici modanature, bifore architravate sui lati e finestre circolari al centro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sia le finestre della facciata che l’ingresso principale sono stati murati e tutto il prospetto presenta scritte disegnate dai writers. A dominare l’architrave situata sopra l’accesso permane però una lastra in pietra grigia. «È lo stemma comunale - ci illustra de Bartolo -: questo ci fa supporre che l’edificio possa essere stato progettato dall’ingegner Luigi De Paolis, nel 1928 capo dell’ufficio tecnico del Municipio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giungiamo sul retro della struttura. Di color ocra, si affaccia su un piccolo giardino chiuso da un muro da cui spuntano alcuni tronchi di arbusti rinsecchiti. Da qui possiamo anche notare il torrino situato sul tetto, solo parzialmente visibile dalla strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo infine sul lato destro, dove è situata una coppia di finestre non murata: riusciamo così a scorgere l’interno del fabbricato. La prima sensazione che avvertiamo è una persistente puzza di fogna, proveniente da locali che appaiono totalmente degradati con piastrelle rotte e detriti ovunque.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sul pavimento è presente una botola che conduce ai serbatoi interrati di raccolta liquami, mentre nella stanza adiacente notiamo per terra un macchinario, probabilmente una delle antiche pompe a immersione. Alzando lo sguardo osserviamo il soffitto: è totalmente invaso dall’umido e dalle crepe, che ne hanno fatto crollare una buona parte lasciando a vista l’intelaiatura in ferro di supporto.  

Sono i segni del tempo che scorre inesorabile su questo particolare edificio che, nonostante la sua minutezza, ha contribuito a scrivere la storia urbanistica di Bari.

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
È l’edificio più antico di tutto il lungomare di ponente, ma anche quello più piccolo e malmesso. Parliamo di quel minuto e inutilizzato fabbricato grigio che sorge su corso Vittorio Veneto...
...la lunga arteria caratterizzata da palazzi di architettura fascista degli anni 30
Si trattava di un impianto per il pompaggio e il sollevamento delle acque di fogna. L’impianto, del 1928, negli anni 60/70 fu dismesso e abbandonato. Da allora giace ancora lì, al numero 16 di corso Vittorio Veneto, con l’ingresso murato e i suoi locali vuoti
Il suo aspetto è però grazioso. Posto su un solo livello leggermente rialzato dal livello stradale, si presenta con un volume centrale sporgente dove è presente l’ingresso e due “ali” laterali
La sua architettura è di stampo ottocentesco. È arricchito infatti da un paramento listato a fasce lisce, semplici modanature, bifore architravate sui lati...
...e finestre circolari al centro
Sia le finestre della facciata...
...che l’ingresso principale sono stati murati e tutto il prospetto presenta scritte disegnate dai writers
A dominare l’architrave situata sopra l’accesso permane però una lastra in pietra grigia. E' lo stemma comunale: questo ci fa supporre che l’edificio possa essere stato progettato dall’ingegner Luigi De Paolis, nel 1928 capo dell’ufficio tecnico del Municipio
Giungiamo sul retro della struttura. Di color ocra, si affaccia su un piccolo giardino chiuso da un muro da cui spuntano alcuni tronchi di arbusti rinsecchiti
Da qui possiamo anche notare il torrino situato sul tetto, solo parzialmente visibile dalla strada
Ci spostiamo infine sul lato destro, dove è situata una coppia di finestre non murata: riusciamo così a scorgere l’interno del fabbricato
La prima sensazione che avvertiamo è una persistente puzza di fogna, proveniente da locali che appaiono totalmente degradati con piastrelle rotte e detriti ovunque
Sul pavimento è presente una botola che conduce ai serbatoi interrati di raccolta liquami, mentre nella stanza adiacente notiamo per terra un macchinario, probabilmente una delle antiche pompe a immersione
Alzando lo sguardo osserviamo il soffitto: è totalmente invaso dall’umido e dalle crepe, che ne hanno fatto crollare una buona parte lasciando a vista l’intelaiatura in ferro di supporto



Giancarlo Liuzzi
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  • Stefano - Beh! come per altre Vostra stupende storie anche in questo caso mi verrebbe spontaneo un " NO COMMENT ". Come si fa a tenere edifici che potrebbero essere di pregio, solo per la loro epoca di costruzione (fascista). Se dovessimo valutare tutto sulla base politica, bisognerebbe abbattere tutte e due i lungomare di Bari, tutta la zona Eur a Roma, L'altare della Patria a Roma e così via. Il problema è che la nostra classe politica non paga mai con la propria tasca e nessuno viene licenziato per la sua incapacità. Che Peccato, credo che non ci sia più tanta gente che ami veramente Bari specialmente nella classe politica.
  • Delia - Concordo con quanto ha scritto Stefano, infatti abbiamo delle strutture che andrebbero ben custodite perché fanno parte della storia della nostra città e poi, a mio parere, sono anche belle dal punto di vista architettonico.


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