Porto, cantieri navali, mercato ittico e pescherecci: Mola e il suo stretto rapporto con il mare
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martedì 19 luglio 2022
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di Gaia Agnelli - foto Antonio Caradonna
E non solo. A Mola è ancora presente un ottocentesco cantiere navale e, a marcare ancora di più il legame con l’acqua salata, viene anche organizzata dal 1964 una frequentatissima festa culinaria: la Sagra del Polpo. E così, girando tra banchine, maestri d’ascia e pescivendoli, siamo andati alla scoperta della “Mola di mare e sul mare”. (Vedi foto galleria)
La nostra passeggiata comincia dal “vecchio” lungomare Dalmazia e dalla cosiddetta “piazza del pesce”, chiamata così perché è qui che i pescatori sbarcano da sempre la merce dalle loro barche. Un tempo vendevano direttamente sulla banchina dalle grandi chianche bianche, dal 1948 invece si sono spostati all’interno del mercato ittico situato proprio dinanzi al porto.
Porto che si trova qui dal 1840, quando su progetto dell’ingegner Carpi fu realizzato un molo. Prima infatti le imbarcazioni si trovavano a “Portecchia”, una piccola ansa attiva sin dai tempi delle Crociate che, posta a nord del centro storico, dal 2011 convive con il lungomare riqualificato dall’architetto catalano Oriol Bohigas. Portecchia oggi ospita solo qualche colorato gozzo, mentre il porto accoglie una sessantina di pescherecci che vediamo ancorati a delle grosse bitte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è da aggiungere che dal 1998 il porto è chiuso a est dal nuovo e lungo Molo di levante. Mentre il centro dell’ansa è occupato dal circolo nautico Daphne e dall’ottocentesco cantiere navale fondato dalla famiglia Gaudiuso. Un luogo gestito dal 1991 dal 64enne Francesco Cinquepalmi, maestro d’ascia che ormai non costruisce più, limitandosi solo a riparare barche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché il settore navale pugliese, come abbiamo raccontato più di una volta, è in forte crisi. La colpa è dell’indebolimento subito dal settore della pesca avvenuto a partire dagli anni 90, quando discutibili politiche economiche della Comunità Europea hanno disincentivato l’attività dei pescatori italiani per favorire i colleghi greci e spagnoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E questo ha portato a una sensibile riduzione della domanda di pescherecci. Così se prima a Mola ancoravano più di cento imbarcazioni, oggi come detto non si superano le sessanta unità, di cui una trentina attive nelle acque locali, una decina che arrivano sino al largo di Otranto e venti che si spingono sino ai mari della Grecia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante ciò, Mola continua a “resistere” ed è tra le poche cittadine costiere del barese a poter ancora contare su una cospicua flotta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pescherecci che sono quasi tutti di colore bianco e blu e riportano nomi che rimandano a santi o ad antichi proprietari (“Carmela madre”, “Giovanni Padre”). Uno di legno e del peso di dieci tonnellate assume però la denominazione di “Sparviero”: è quello costruito nel 1981 e curato da Francesco, 59enne pescatore che ci invita a salire sul suo natante stracolmo di reti e corde aggrovigliate tra loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il nostro è un mestiere abitudinario - ci spiega -. Partiamo ogni notte alle due, per tornare il pomeriggio alle 16. E svolgiamo sempre le stesse manovre: gettiamo la rete calandola con i cavi collegati ai divergenti, stringiamo i freni e partiamo con la traina sul fondo per la pesca a “strascico” per poi tirare su il bottino. Ma è un lavoro duro: usciamo sempre, anche con il brutto tempo, coprendoci alla meglio nelle ghiacciate notti d’inverno. Per non parlare di quando ci imbattiamo nelle bufere o nelle trombe d’aria: l’unico modo per salvarci è quello di buttare tutte le reti in mare che si trasformano così in una pesante “ancora”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accompagnati dalla voce metallica provenienti dalla radiolina Vhf (il servizio di radio mobile marino), andiamo alla scoperta dello Sparviero. Qui tra bussole, bozzelli arrugginiti e la cabina di guida con le ruote per tirare le cime e l’antico timone in legno, veniamo catapultati in un’atmosfera che trasuda di tradizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Oggi però sono sempre meno quelli interessati a fare questo mestiere – dichiara –: tra burocrazia e spese di gestione non restano molti soldi da mettersi in tasca. Io però mi ritengo una persona fortunata: sono salito la prima volta su un peschereccio a 15 anni per seguire le orme di mio padre, figlio di pescatori e da allora mi godo ogni mattina il sole che sorge sul mare. Uno spettacolo che ripaga da qualunque fatica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo ora sulla banchina per raggiungere la struttura bianca che ospita il mercato ittico, altro simbolo della Mola marinara. Se una città come Bari può ormai contare su pochissime bancarelle dedicate alla vendita del pesce (sul Molo Sant’Antonio e nel porto di Santo Spirito), a Mola invece sono ancora presenti decine di postazioni. Queste ultime si dividono tra quelle dei pescatori con il loro il pesce freschissimo appena catturato e quelle dei “pescivendoli” che invece offrono merce proveniente anche da acque più lontane.
Entriamo quindi nel mercato destreggiandoci tra i banchetti sui quali sono posate le casse ricche di prodotti ittici, che hanno puntati su di loro gli occhi degli acquirenti. Si va dai totani ai moscardini, dalle cicale ai merluzzi, dai gamberi al colorato e appetitoso “ciambotto”, ovvero il pesce da zuppa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Capita spesso che i clienti “prenotino” un prodotto già dal momento in cui lo vedono “scendere” dal peschereccio – spiega il pescatore Francesco –. Non si ordina mai dal giorno prima, perché porta sfortuna per la caccia, ma non appena rientriamo veniamo presi d’assalto da chi non vuole lasciarsi scappare “quel polpo o quell’orata”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ultima tappa del nostro viaggio è il molo ottocentesco. Scortati dal garrito dei gabbiani ci dirigiamo quindi su questo lungo e antico braccio in pietra. Costeggiamo i pescherecci rientrati da poco, sistemati in fila uno accanto all’altro. Al loro interno qualche pescatore riposa mentre i suoi vestiti sono stesi ad asciugare sulle corde.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo a camminare verso la punta, scorgendo il nuovo molo di Levante e ci imbattiamo in una spiaggetta alla quale si accede saltando giù dalla banchina. Qui un giovane pescatore, in compagnia della sua canna si gode il tramonto, in attesa che qualche pesciolino abbocchi al suo amo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Noi invece ci godiamo la vista dello skyline di Mola. Da una parte, tra delle palazzine basse anni 70, svetta il campanile della Chiesa di Loreto, mentre dietro al mercato un timido raggio di sole calante si fa spazio tra i tetti delle case del centro storico e l’imponente cupola della Chiesa Matrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è naturalmente il blu dell’Adriatico a farla da padrone: quel mare che ha visto nascere Mola, cittadina a cui resta legato da vecchie tradizioni, mestieri antichi e da una lunga storia di pesca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Guido - Articolo piacevole di lettura scorrevole e interessante. Via Fiorano ricordi di momenti magici trascorsi in questa bella cittadina