Viaggio a Bitonto Vecchia, lì dove è in atto la ''guerra'' tra cultura e violenza
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giovedì 8 marzo 2018
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di Giusy Rubino
Una bellezza che merita comunque di essere raccontata: non è un caso che la "città degli ulivi" sia arrivata a un soffio dall'essere nominata capitale italiana della cultura del 2020. Un riconoscimento che avrebbe premiato gli sforzi contro il degrado messi in atto dell'instancabile parte "sana" di Bitonto Vecchia, che con orgoglio continua a cercare di rendere più vivibile il grosso paese a sud-ovest di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungere la città percorriamo la strada provinciale 231 e imbocchiamo la prima uscita che porta nel centro abitato, ritrovandoci così in via Modugno. L'arteria dopo un chilometro cambia nome in via Ferdinando II di Borbone, supera Lama Balice con il suggestivo Ponte del Carmine e ci fa giungere infine a destinazione. (Vedi foto galleria)
Siamo ora dinanzi alla Porta del Carmine, l'ingresso monumentale del borgo antico. Parte integrante della fortificazione realizzata dai normanni tra il XI e il XII secolo, fu profondamente restaurata nel 1677. Oggi è contraddistinta da due coppie di colonne laterali che sorreggono altrettante trabeazioni, mentre la parte superiore presenta lo stemma dei Savoia sormontato da una statua della Madonna del Carmine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oltrepassiamo l'accesso, approdando in piazza La Maja. Da qui giriamo a destra in via San Francesco e dopo una cinquantina di metri svoltiamo per un attimo in via Planelli: la strada sui cui si affaccia palazzo Vulpano Sylos, residenza nobiliare del XV secolo in stile rinascimentale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Famoso per le decorazioni del cortile, risulta però chiuso, malgrado le indicazioni lo segnalino come sito d'interesse culturale. «È disabitato da anni - spiega la signora Monte del vicinato - e aperto solo una volta all'anno durante la manifestazione "Bitonto cortili aperti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo a scarpinare lungo via San Francesco, sbucando poi in piazza Minerva: davanti a noi appare l'imponente sagoma della chiesa di San Francesco d'Assisi, costruita a partire dal 1283.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La facciata in stile romanico, "slanciata" da una larga scalinata, è caratterizzata da un'elegante trifora e affiancata a destra da una cappella del 500 e a sinistra dal seicentesco campanile. «L'edificio però è vuoto, sconsacrato e utilizzato solo in occasione di alcuni eventi artistici - rivela Francesco, altro residente del rione -. Un vero peccato, anche perchè piazze come queste portrebbero benissimo essere attrezzate per la vita notturna: anche così si combatte la delinquenza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Francesco e ci inoltriamo a sinistra in via Ferrante Aporti, arrivando così in largo Teatro Umberto I. Il nome del luogo non è casuale: qui sorge infatti l'ottocentesco teatro Traetta, riaperto nel 2005 dopo mezzo secolo di inattività. «Su una capienza di 245 posti abbiamo 150 abbonamenti - sottolinea Nicola Cambione, responsabile del botteghino che ci guida negli interni -. Il Comune sostiene gli spettacoli delle associazioni locali e diverse sono le iniziative rivolte ai bambini: è da loro che si parte per tenere alto il profilo culturale della città».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo sul largo, oggetto qualche anno fa di una polemica sulla pavimentazione innescata dall'anarchico del luogo Gino Ancona. Giriamo a sinistra in via Giandonato Rogadeo, fulcro della recente rinascita commerciale e sede di due importanti “attrazioni”. Prima sulla sinistra incontriamo la seicentesca chiesa del Purgatorio, con il suo curioso portale ornato da figure scheletriche umane, poi sulla destra notiamo l'ingresso della Galleria nazionale della Puglia, ubicata nel palazzo Sylos Calò e del cui splendore via abbiamo già raccontato tre anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Via Rogadeo termina nell'ampia piazza Cavour. Qui sulla destra balza subito all'occhio l'austera facciata barocca della chiesa di San Gaetano, innalzata nel 1609 e, una manciata di metri più avanti, il massiccio Torrione Angioino. Quest'ultimo fu eretto nel nel XIV secolo a difesa dell'adiacente Porta Baresana, monumento rinascimentale orientato verso l'ex frazione bitontina di Santo Spirito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Torrione è gestito da alcuni ragazzi del Servizio civile nazionale. La giovane Raffaella fa parte del team di volontari e ci guida nel turbinio di corridoi e scale che portano all'ultimo piano: da quassù la vista sul centro storico è pittoresca. «La torre è aperta al pubblico, ospita numerose mostre e funge da infopoint della città - evidenzia Raffaella -. Gli ultimi episodi di violenza hanno fatto tornare la paura tra i residenti: per sconfiggerla c'è anche bisogno di organizzare eventi culturali, altrimenti ripiombiamo nel caos».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da piazza Cavour ci incamminiamo lungo via Amedeo, girando a sinistra dopo un centinaio di metri in via Speranza. Pochi passi e giungiamo dinanzi all'ultima tappa del nostro viaggio: la cattedrale di San Valentino, costruita nell'XI secolo, simbolo dell'architettura romanica pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La maestosa facciata tripartita da lesene è incorniciata da vistosi archetti pensili. Nel complesso l'aspetto austero è ingentilito dalle ricche decorazioni del portale centrale, il grosso rosone a 16 bracci e dalla loggia delle Benedizioni, che collega il lato destro all'adiacente Palazzo De Lerma. Il fianco destro della struttura, con il suo distintivo loggiato composto da sei esafore, è fronteggiato dalla guglia dell'Immacolata: un obelisco in stile barocco costruito in segno di devozione alla Vergine per aver risparmiato Bitonto dal terremoto del 1731.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo nella chiesa, i cui interni sono suddivisi in tre navate da due serie di sei colonne a capitello corinzio. Avanziamo verso l'altare osservando sulla destra, sotto la seconda arcata, la fonte battesimale. Sempre sulla destra, accanto alla zona absidale, spicca l'ambone marmoreo decoratissimo del maestro Nicolaus, mentre sotto la pavimentazione "sbuca" un mosaico policromo dell'XI secolo raffigurante un grifone: il disegno rappresenta la natura umana e divina di Cristo ed è preservato con un vetro protettivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dall'edificio e decidiamo di concludere qui il nostro tour, davanti al simbolo di una città che attraverso la sola “arma” della cultura sta faticosamente cercando di fare guerra alla dittatura della violenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Giusy Rubino
Giusy Rubino
I commenti
- Emma - Carissima Giusy, sono sempre più convinta che il tuo scrivere, a dir poco geniale e semplice da comprendere, è molto interessante per tutti coloro che amano la nostra storia e arte. Io sono stata ospite della Bitonto vecchia, l'anno scorso durante il periodo "Cortili Aperti" e con mio immenso stupore ho conosciuto l'arte delle nostre opere e la nostra storia, sono stata avvolta nelle stradine del vecchio paese da una suggestiva sensazione di entrare nella Storia. Grazie per quello che fai per tutti coloro che amano l'Arte. Complimenti. Ti abbraccio.