Navi abbandonate, piccoli fari e viste mozzafiato: è la Bari del molo San Cataldo
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venerdì 10 maggio 2019
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di Marco Montrone - foto Antonio Caradonna
Per scorgerlo basta percorrere il lungomare Starita: una volta superati i capannoni della Guardia Costiera, si nota un cancello, quello che dovrebbe chiudere l’accesso al molo. In realtà basta scavalcare un basso muretto per aggirare l’impedimento, ritrovandosi così davanti a delle scalette che permettono di salire agevolmente su questa lingua che delimita il Porto in direzione ovest.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo così su. Davanti si dispiega un lungo muretto protetto sulla sinistra da centinaia di grandi frangiflutti. Sotto di noi invece si apre invece la banchina vera e propria, sulla quale hanno trovato posto pescatori di tutte le età armati delle loro lunghe canne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo qualche minuto di cammino giungiamo alla fine del molo, segnato da un pittoresco piccolo “faro” verde. Saliamo due ripidissime rampe di scalini per arrivare su una stretta base di metallo dove alloggia la graziosa lanterna, che si staglia sullo sfondo dell’azzurro Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Guardando verso nord-est, notiamo due grandi navi abbandonate a loro stesse, ormeggiate sul Foraneo. La più grande è la “Norman Atlantic”, traghetto che operava la tratta Italia-Grecia incendiatosi il 28 dicembre 2014, all’altezza del Canale d’Otranto. L’imbarcazione fu rimorchiata da Brindisi fino a Bari il 14 febbraio del 2015: da quel giorno “alloggia” qui, semibruciata e dimenticata. La più piccola è la “Efe Murat”, mercantile turco incagliatosi davanti a Pane e Pomodoro il 23 febbraio scorso e portato nel porto il 10 marzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questo punto è diventato quindi un “cimitero dei natanti”. Ma non è una novità, visto che proprio qui vicino, nel gennaio 1962, si arenò la rumena “Iasi Constanta”. Vi restò un paio d’anni.
Ponendo invece gli occhi verso nord-ovest la vista è sicuramente più poetica, con le barche che lasciano il porto per solcare il mare aperto. Quel mare dal quale, nel maggio del 1964, arrivarono due enormi balene che trovarono in queste acque una morte orribile: furono uccise con fucili e tritolo degli spaventati baresi.
Sulla banchina giacciono poi piattaforme arrugginite e bitte che hanno fatto il loro tempo, ma è alzando la testa che all’improvviso si rivela a noi la “grande bellezza”.
Sulla nostra sinistra appare lo skyline del centro storico di Bari, che sembra quasi galleggiare sul mare calmo e blu. In primo piano scorgiamo l’ottocentesco faro borbonico, mentre alle sue spalle si mostrano i massicci torrioni del Castello e la Cattedrale, con il suo alto campanile. Spostando lo sguardo, proprio mentre l’acqua è solcata da un “otto” guidato da atletici canottieri, notiamo anche la torre del Palazzo della Provincia e la silhouette della Basilica di San Nicola.
Dall’altra parte del molo invece, volgendo gli occhi verso la penisola di San Cataldo, ecco l’alto e bianco faro San Cataldo, che da 150 anni a questa parte guida le navi verso porti sicuri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E mentre una manciata di pescatori è ancora lì, sperando di portare a casa una grossa spigola, il faro ormai avvolto dal rosso sole calante ci saluta. E a noi non resta che lasciare questo silenzioso e romantico luogo dove ogni giorno Bari incontra il suo mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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