di Salvatore Schirone

Bari, la contrada San Lorenzo: alla ricerca "dell'antico" sopravvissuto a Carrassi
BARI – Una caserma abbandonata, una chiesa non più italiana, qualche palazzina di inizio secolo e 8 villini in stile liberty. E’ tutto ciò che rimane della vecchia Carrassi, il primo nucleo dello storico quartiere nato a sud del centro dopo la Prima guerra mondiale. 

Nella zona di campagna denominata un tempo “Contrada San Lorenzo” nacquero infatti nei primi decenni del 900 abitazioni, industrie, chiese e botteghe. Ma di tutto questo oggi è visibile ben poco, visto che la maggior parte degli edifici sono stati abbattuti tra gli anni 60 e 70 per far posto a ponti, strade e nuovi palazzi più alti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così andati a farci un giro alla ricerca “dell’antico” ancora esistente a Carrassi “bassa”, zona compresa tra via Re David, l’extramurale Capruzzi, via Giulio Petroni e via Adige/via de Ruggiero. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio prende le mosse dall’angolo tra l’extramurale Capruzzi e viale Unità d’Italia: un punto dominato dal Ponte XX settembre, uno dei sette grandi cavalcavia di Bari, inaugurato l’11 luglio del 1970.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui un tempo regnavano i capannoni di numerose industrie nate nei primi anni del 900, che si estendevano fin dentro il rione, tra cui la vetreria Pizzirani e il saponificio Giorgio Borrelli, con la sua alta ciminiera. Oggi un moderno autosilo sostituisce il deposito di alimentari della ditta La Rocca, il cui caratteristico odore ha accompagnato la città fino agli anni 80.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché basta guardarsi intorno per capire come a Carrassi tutto sia di nuova costruzione. Solo alla sinistra del ponte permane un vecchia bottega fatiscente: l’unico retaggio del passato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci affacciamo su viale Unità d’Italia, grande arteria creata con l’apertura del ponte e contornata da palazzoni di cinque e sei piani: una strada che con il suo lungo spartitraffico, solcato dal 2008 anche da una pista ciclabile, ha spaccato in due tronconi incomunicabili tutte le precedenti traverse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per trovare qualcosa di antico dobbiamo imboccare la parallela di via Unità d’Italia: corso Benedetto Croce, l’ex corso Sicilia, che molti residenti chiamano ancora così.

Superato il primo isolato, la casupola gialla dell'Urban Center restaurata due anni fa segna l’inizio dell’Ex Caserma Rossani: un’area di 80mila metri quadrati compresi tra corso Benedetto Croce, via De Bellis, via Giulio Petroni e via Gargasole. Dotata di un grande centro polisportivo con tanto di campo di calcio, la Rossani è stata aperta dal 1908 al 1998, anno in cui è stata dismessa e di fatto abbandonata. Passata al Comune di Bari nel 2008, attende ancora una riqualificazione, anche se nel frattempo è stata in parte “occupata” da giovani della sinistra alternativa.

Proseguiamo sull’arteria, andando a incrociare i “grattacieli” di largo Ciaia, punto di arrivo e di partenza di numerosi bus e pullman extraurbani. Ma da qua fino a via Menotti Bianchi è possibile scorgere sul corso un paio di edifici di chiara architettura fascista e persino alcuni colorati palazzotti d’epoca di inizio 900, tra i pochi sopravvissuti nel quartiere. In particolare sulla sinistra notiamo una struttura rossa di tre piani, divisa da una cancellata da una color crema.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre sulla destra si staglia una palazzina rosa al cui piano terra trova spazio la sala da barba del signor Vito, che ci spiega come un tempo quell’edificio fosse abitato da numerose prostitute. «Era il regno di Memena, scomparsa solo venti anni fa – ci dice -. Ma c’era anche Pinuccio detto “la parigina”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Lasciamo l’uomo e proseguiamo girando a destra su via Gargasole, lato estremo dell’area dell’ex caserma. Qui recentemente è stato abbattuto il muro di cinta sostituito da una cancellata che dovrebbe rappresentare l’accesso a quello che potrebbe diventare un parco all’interno della Rossani. Ora però a dominare c’è solo un immenso prato incolto su cui si affacciano le abitazioni di corso Benedetto Croce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritorniamo sulla via principale: siamo ora nell’isolato compreso tra via Toti e via Volta: la cima del Mons Iudeorum (“Monte dei giudei”), la collinetta che dal 1156 ospitò la comunità giudaica di Bari, scappata dal centro storico dopo la distruzione del ghetto operata da Guglielmo il Malo. In questo punto, sotto il pavimento stradale, negli anni 20 fu trovato un vero e proprio cimitero ebraico, poi riseppellito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci basta poi camminare qualche metro per arrivare a un insolito incrocio a ipsilon da cui sulla destra si diramano due strade: via Bottalico e via san Lorenzo. Oggi davanti al palazzo che funge da spartitraffico si trova un’isola pedonale, ma fino al 1968 al suo posto c’era una piccola chiesa eretta nel 1909 che dava il nome all’intera contrada: San Lorenzo appunto. Una foto degli anni 60 ce la mostra attorniata da palazzine non più esistenti, con la sua croce che si erge su una facciata neoromanica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A sinistra invece ecco due degli otto villini postelegrafonici superstiti. Si tratta di edifici in stile liberty costruiti negli anni 20 per fornire alloggio ai funzionari della “Postelegrafonica”. Ce n’erano venti: tutti quadrifamiliari, dotati di giardinetto di pertinenza e caratterizzati da tetti spioventi, ringhiere in ferro battuto e fini decorazioni. Si estendevano su un ideale asse viario ora segnato da via Volta e via Meucci, ma ben 12 furono distrutti dalla fame di “nuovo” e di “grande” degli anni 70.

Percorriamo proprio via Volta per andare a scovare altri due villini ancora esistenti, situati sull’altro lato di viale Unità d’Italia. Rispetto a quelli giallognoli di corso Benedetto Croce, questi sono bianchi e ancora più eleganti.

Ad attenderci c’è Vincenzo De Robertis, proprietario di uno dei due, che ha acquistato nel 1987. Ci ospita e ci permette di visitarlo. «Era praticamente ridotto a rudere e veniva usato come discarica dei rifiuti - ci racconta -. Ho speso una fortuna per ristrutturarlo secondo i canoni del suo progetto originale, procurandomi maestranze specializzate e materiali d’epoca: dai legni originali del tetto e degli infissi, ai colori delle decorazioni interne ed esterne, che oggi appaiono così com’erano un tempo». (Vedi video)

Non ci resta ora che andare a visitare il più importante simbolo della Carrassi vecchia: la Chiesa Russa. Da viale Unità d’Italia (che in questo punto cambia nome e diventa viale della Repubblica), percorriamo via De Amicis, costeggiando un palazzo giallo e rosso datato 1859: il più antico del quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo ora ritornati su corso Benedetto Croce, ma prima di  andare a visitare il tempio religioso ci fermiamo davanti all’attigua storica scuola elementare Carlo del Prete, la cui prima campanella suonò il 1° ottobre del 1928. Ora ospita più che altro uffici e solo qualche classe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E finalmente eccoci davanti alla Chiesa Russa, con i suoi tratti orientaleggianti e il verde smeraldo del suo tetto e della sua cupola a forma di cipolla. Eretta nel 1914 per volontà dello Zar Nicola II, nel 2009 è stata donata dal Comune di Bari al Patriarcato di Mosca. Nonostante sia di fatto un edificio “non italiano”, frequentato da fedeli ortodossi, la chiesa rimane il principale punto di riferimento di Carrassi: fiore all’occhiello di un quartiere che più di ogni altro è stato depredato e violentato dalla cieca furia distruttiva.   

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)

Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita all’interno di uno dei villini postelegrafonici:


 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Il nostro viaggio prende le mosse dall’angolo tra l’estramurale Capruzzi e viale Unità d’Italia: un punto dominato dal Ponte XX settembre, uno dei sette grandi cavalcavia di Bari, inaugurato l’11 luglio del 1970
Qui un tempo dominavano i capannoni di numerose industrie nate nei primi anni del 900, che si estendevano fin dentro il rione, tra cui i depositi alimentari della ditta Lorenzo La Rocca, la vetreria Pizzirani e il saponificio Giorgio Borrelli, con la sua alta ciminiera
Oggi un moderno autosilo sostituisce il rifugio di provoloni e baccalà della Larocca, il cui caratteristico odore ha accompagnato la città fino agli anni 80
Perché basta guardarsi intorno per capire come a Carrassi “bassa” tutto sia di nuova costruzione. Solo alla sinistra del ponte permane un vecchio e basso caseggiato fatiscente: l’unico retaggio del passato
Ci affacciamo su viale Unità d’Italia, grande arteria creata con l’apertura del ponte e contornata da palazzoni di cinque e sei piani: una strada che con il suo lungo spartitraffico, solcato dal 2008 anche da una pista ciclabile, ha spaccato in due tronconi incomunicabili tutte le precedenti traverse
Per trovare qualcosa di antico dobbiamo imboccare la parallela di via Unità d’Italia: corso Benedetto Croce, l’ex Corso Sicilia, che molti residenti chiamano ancora così. Superato il primo isolato, la casupola gialla dell'Urban Center restaurata due anni fa segna l’inizio dell’Ex Caserma Rossani...
...un’area di 80mila metri quadrati compresi tra corso Benedetto Croce, via De Bellis, via Giulio Petroni e via Gargasole
Dotata di un grande centro polisportivo con tanto di campo di calcio, la Rossani è stata aperta dal 1908 al 1998, anno in cui è stata dismessa e di fatto abbandonata
Proseguiamo sul corso, andando a incrociare i “grattacieli” di largo Ciaia, punto di arrivo e di partenza di numerosi bus e pullman extraurbani
la strada si fa più stretta e improvvisamente ripida. Stiamo salendo sul Mons Iudeorum, la collinetta di quello che fu un antico ghetto ebraico
Ma da questo punto fino a via Menotti Bianchi su corso Benedetto Croce è possibile scorgere un paio di edifici di chiara architettura fascista...
...e persino alcuni colorati palazzotti d’epoca di inizio 900, tra i pochi sopravvissuti nel quartiere. In particolare sulla sinistra notiamo un edificio rosso acceso di tre piani, diviso da una cancellata da una struttura color crema
Mentre sulla destra si staglia una palazzina di color rosa al cui piano terra trova spazio la sua sala da barba del signor Vito, che ci spiega come un tempo quel palazzo fosse abitato da numerose prostitute
Giriamo a destra su via Gargasole, lato estremo dell’area dell’ex caserma. Qui recentemente è stato abbattuto il muro di cinta sostituito da una cancellata che dovrebbe rappresentare l’accesso a quello che potrebbe diventare un parco all’interno della Rossani. Ora però a dominare c’è solo un immenso prato incolto su cui si affacciano i palazzi di corso Benedetto Croce
Ci basta poi camminare qualche metro per arrivare a un insolito incrocio a ipsilon da cui sulla destra si diramano due strade: via Bottalico e via san Lorenzo. Oggi davanti al palazzo che funge da spartitraffico si tova un’isola pedonale...
...ma fino al 1968 al suo posto c’era una piccola chiesa eretta nel 1909 che dava il nome all’intera contrada: San Lorenzo appunto
Una foto degli anni 60 ce la mostra attorniata da edifici non più esistenti, con la sua croce che si erge su una facciata neoromanica
A sinistra invece ecco due degli otto villini postelegrafonici superstiti. Si tratta di villette in stile liberty costruite negli anni 20 per fornire alloggio ai funzionari della “Postelegrafonica”
Ce n’erano venti, quadrifamilari, dotati di giardinetto di pertinenza e caratterizzati da tetti spioventi, ringhiere in ferro battuto e fini decorazioni. Si estendevano su un ideale asse viario ora segnato da via Volta e via Meucci, ma ben 12 furono distrutti dalla fame di “nuovo” e di “grande” degli anni 70
Percorriamo proprio via Volta per andare a scovare altri due villini ancora esistenti, situati sull’altro lato di viale Unità d’Italia
Rispetto a quelli giallognoli di corso Benedetto Croce, questi sono bianchi e ancora più eleganti
Ad attenderci c’è Vincenzo De Robertis, proprietario di uno dei due edifici, acquistato nel 1987. Ci ospita e ci permette di visitarlo
«Era praticamente ridotto a rudere e veniva usato come discarica dei rifiuti - ci racconta -. Ho speso una fortuna per ristrutturarlo secondo i canoni del suo progetto originale, procurandomi maestranze specializzate e materiali d’epoca: dai legni originali del tetto e degli infissi, ai colori delle decorazioni interne ed esterne, che oggi appaiono così com’erano un tempo»
Da viale Unità d’Italia (che in questo punto cambia nome e diventa viale della Repubblica), percorriamo via De Amicis, costeggiando un palazzo giallo e rosso datato 1859: il più antico edificio del quartiere
Siamo ora ritornati su corso Benedetto Croce e ci fermiamo davanti alla storica scuola elementare Carlo del Prete, la cui prima campanella suonò il 1° ottobre del 1928. Ora ospita più che altro uffici e solo qualche classe
E finalmente eccoci davanti alla Chiesa Russa, con i suoi tratti orientaleggianti e il verde smeraldo del suo tetto e della sua cupola a forma di cipolla. Eretta nel 1914 per volontà dello Zar Nicola II, nel 2009 è stata donata dal Comune di Bari al Patriarcato di Mosca



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  • andrea - su viale della repubblica si affaccia anche il palazzo teodora massa costruito nei primo del 900
  • francesco quarto - Estremamente interessante la passeggiata nel borgo san lorenvo. ho rivisto alcuni luogi della mia adolescenza e prima gioventù. In particolare, però, ha evocato un sito, quello corrispondente a Piazzale Locchi, dove negli anni sessanta l'edificio, una sorta di masseria ancora esistente e utilizzante anche come pizzeria, ospitava, in alcuni dei suoi locali, i ragazzi di uno dei primi complessini beat/rock. Mi piacerebbe leggere qualcosa anche su questi episodi ... saluti a salvatore e a tutti in redazione FQ
  • Francesca de Robertis - Ho avuto la fortuna di visitare la chiesa di San Lorenzo ( avevo sei sette anni) ma la ricordo molto bene era un monolocale e poche panchine. È nel mio cuore


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