Bari: tra liberty, panni stesi e negozi chiusi, viaggio nell'antico rione Libertà
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venerdì 3 novembre 2017
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di Eva Signorile - foto Antonio Caradonna
In passato vi abbiamo parlato della zona del Redentore, di quella parte del quartiere che si affaccia sul porto, della lunga Via Napoli e di angoli caratteristici quali la cosiddetta “Guaragnèdde” o dell’angolo del “bar dello Studente”. Oggi invece andremo a visitare il “cuore” del rione, la sua parte più antica, quella che confina con il più “aristocratico” Murat e disegnata come quest’ultimo a “scacchiera”, con vie parallele e perpendicolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta di una zona che mantiene quasi l’aspetto di cento anni fa, caratterizzata da innumerevoli palazzine d’epoca colorate con tinte pastello in stile liberty, la maggior parte delle quali però abbandonate a se stesse e in evidente stato di degrado.
Del resto si parla di una parte di Bari da sempre molto popolare e “difficile”, luogo di traffici di ogni tipo e negli ultimi anni caratterizzata dalla chiusura di tanti negozi e dalla massiccia presenza di immigrati di colore. Eppure nonostante tanto abbandono il Libertà rimane un quartiere denso di storie e bellezza. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio parte dal cuore commerciale del rione: via Manzoni, la cosiddetta “via Sparano dei poveri”. Una strada che però negli ultimi anni, complice la crisi economica e il declino del quartiere, ha visto la chiusura di tante saracinesche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Passeggiando tra palazzi in stile liberty, alcuni ristrutturati ed eleganti altri che avrebbero bisogno di un serio restyling, arriviamo in piazza Risorgimento, largo che si apre davanti alla scuola “Giuseppe Garibaldi”, recentemente rimessa a nuovo, che chiude con la sua bella facciata dei primi del 900 l’alberata prospettiva di via Putignani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un edificio scolastico ritornato a splendere, al contrario di quello presente sulla parallela via Trevisani ad angolo con via Abate Gimma, lì dove si erge silenzioso l’antico ex istituto nautico Caracciolo, abbandonato da quasi vent’anni a se stesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo sui nostri passi per prendere la stretta e lunga via Bovio, caratterizzata per tanti palazzotti d’epoca con fregi in stucco. La strada ci riserva anche la sorpresa dei cavi della vecchia linea del tram: disegnano sulle nostre teste un percorso che graffia il cielo per poi perdersi lontano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel primo isolato conosciamo una delle memorie storiche della zona: Giovanni, che è qui con il suo mercatino di fumetteria e libri usati da quasi 50 anni. I volumi sono accatastati con ordine quasi maniacale e le loro coloratissime copertine contrastano col bianco fresco delle pareti. «Il quartiere è cambiato moltissimo – ci dice – dei vecchi commercianti di un tempo siamo rimasti veramente in pochi. Per fortuna il locale è di mia proprietà, altrimenti non sarei stato certamente in grado di gestire le spese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di andarcene ci regala un segreto: «Lo conoscete Gianrico Carofiglio, il magistrato scrittore? Beh, quando era piccolino lui veniva sempre qua a fare spese e il mio negozio compare anche in uno dei suoi libri». Non ci dice però in quale: ci toccherà leggerli tutti, se vogliamo scoprirlo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo ora su via Principe Amedeo: popolosissima strada dove gli edifici del primo Novecento si alternano a condomìni più moderni generalmente anonimi. Uno degli edifici più antichi si trova all’angolo con via Ravanas: si tratta di Palazzo Rava, disabitato da anni e per questo al centro di storie e leggende di fantasmi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Percorriamo la parallela via Calefati e proseguiamo verso il centro, fino a incrociare ad angolo con via Sagarriga Visconti un altro esercizio commerciale storico: il negozio di giocattoli dei fratelli Carrassi, presente qui dal Dopoguerra.
Sorge nell’edificio dove nel 1893 fu ospitato l’Ambulatorio dei bambini poveri e ammalati, il primo nucleo di quell’Ospedaletto che verrà poi inaugurato in via Trevisani nel 1912 e i cui resti sono ancora visibili nei sotterranei della circoscrizione del rione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superata l’adiacente antica chiesa di San Rocco proseguiamo per via Sagarriga procedendo verso via Crisanzio. In un androne buio e poco curato intravediamo panni coloratissimi e uomini dalla carnagione scura. Ma si tratta di un caso, perché nonostante diverse centinaia di metri percorsi, gli immigrati di cui tutti parlano non se ne vedono tanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Di giorno gli stranieri sono pochi – ci dice un passante – di solito sono impegnati nelle loro attività. Ma la sera sono invece ovunque e spesso fanno feste che a volte finiscono in risse anche violente: per gli abitanti della zona sta diventando un problema uscire dopo una certa ora».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma Libertà non è solo decadenza: all’angolo tra via Sagarriga e via Crisanzio ci troviamo infatti davanti uno dei più alti esempi di tardo liberty barese. È un palazzo rosa pallido, commissionato a Saverio Dioguardi nel 1913: una bella struttura ricca di eleganti decorazioni con teste femminili e motivi vegetali, floreali e geometrici, oltre a un complesso di armoniosi mensoloni, mascheroni e pilastrini, tra i quali si inseriscono le articolate ringhiere in ferro battuto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo nel cuore del rione per proseguire su via Garruba, fino a incrociare ad angolo con via Trevisani quella chiesetta del 1923 dedicata a San Geronimo i cui misteri abbiamo svelato qualche tempo fa. La strada finisce davanti all’entrata dell’ex Manifattura dei tabacchi, industria in stile liberty costruita nel 1913 ora in parte sede di un mercato e attualmente al centro di lavori di restyling.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ultima tappa del nostro viaggio è la parallela via Nicolai, ancora più popolare rispetto alle altre strade percorse finora. Ci imbattiamo in un’enoteca molto colorata dove impera la birra Peroni e ad angolo con via Libertà ci troviamo innanzi alla “Casa degli alluvionati”: un’enorme struttura costruito nel 1928 per dare un tetto a coloro che erano stati colpiti dalla tragica alluvione del 6 novembre del 1926.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E un isolato dopo, ad angolo con via Martiri d’Otranto, rimaniamo “estasiati” davanti a un palazzo particolarissimo. Presenta un piano terra marrone rifatto secondo gli stilemi dell’architettura fascista e un piano superiore rosa pallido rimasto in stile liberty. E qui fra timpani posizionati sopra le finestre ed eleganti balconi in ferro, svolazzano indisturbati panni stesi. Un insieme di colori, epoche e “tradizioni” diverse, che ben rendono la confusione e la vivacità di questo quartiere di Bari chiamato Libertà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Egidio de pace - Grazie Eva per questa bellissima passeggiata. Egidio emigrato barese.
- Cecilia colapietro - L'articolo mi fa apprezzare di più il quartiere perché a volte nn ci si sofferma abbastanza sulle particolarità degli edifici, anche qui molto belli ma mal tenuti. La caratteristica citata, di via manzoni, come la:via sparano dei poveri, mi fa ricordare quante spese ho fatto li sentendomi soddisfatra per il risparmio. Grazie per il servizio! Bari resta proprio una bella città.