Bari, l'inusuale San Marcello: il "quartiere nel quartiere" che sta cambiando aspetto
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lunedì 30 ottobre 2017
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di Mariavittoria Scoditti Epicoco
Un intervento ritenuto necessario, visto che San Marcello a detta dello stesso Comune si pone come “un quartiere che, pur essendo compreso nel tessuto urbano, mostra le caratteristiche negative della periferia, privo com’è di luoghi di socializzazione e servizi e contraddistinto da strutture degradate”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure proprio questa ambivalenza (siamo in piena Bari ma al contempo in un’area marginale) rende la zona una delle più diversificate della città, costituita da case popolari, ex hotel di lusso, negozi storici, masserie antiche e “pezzi” di campagna abbandonata. Il tutto all’ombra del grande campus universitario sorto qui negli anni 50.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a visitare il “rione” prima che cambi definitivamente volto. (Vedi foto galleria)
Il nostro punto di partenza è la chiesa di San Marcello, che dà il nome all’area. E’ una struttura in cemento dalla forma irregolare che si impone all’inizio di via Fanelli, in largo don Franco Ricci. Fu edificata nel 1989 sui resti di una più vecchia nata nel 1961 e che rappresentò fin da subito il principale luogo di aggregazione della zona. Tra attività sportive e sociali, la parrocchia si caratterizza ancora oggi per una strana produzione: quelle di ostie fatte “in casa”, realizzate a mano dalle fedeli.
In questo punto è già possibile respirare aria di cambiamento: di fronte alla chiesa è stata infatti da poco realizzata una grande rotonda che ospita alcune palme, mentre non esiste più il campetto da calcio che sorgeva accanto all’edificio religioso, da poco abbattuto per far spazio a un complesso residenziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo su via Fanelli, per andare a incontrare sulla destra alcuni degli esercizi commerciali più antichi della zona, tutte aperti negli anni 60: tra questi una farmacia, un negozio di giocattoli e la pizzeria “Nonno Marcello” che conserva ancora la scritta retrò “tavola calda”.
«Mio nonno ha aperto il locale nel 1963, quando tutt’intorno qui c’era solo campagna – ci dice il 34enne proprietario Eugenio -. Adesso con il pirp il quartiere cambierà di nuovo: è un bene, visto che è stato lasciato per troppo tempo in balìa di se stesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte a noi si erge l’alta antenna di Telebari, emittente locale attiva dal 1972, mentre sulla sinistra si apre un grande campo abbandonato con un sentiero che conduce direttamente a una casa rossa. È villa Giustiniani, la masseria più vicina al centro di Bari, di cui ci siamo occupati spesso in passato. Si tratta di un edificio ottocentesco rimasto abbandonato per decenni e che nasconde al suo interno un ipogeo medievale.
La “villa rossa” secondo il piano comunale dovrebbe essere recuperata dando vita addirittura a un museo degli ipogei. Un bel progetto che, nonostante la difficile realizzazione, si spera possa andare in porto, anche perché la Giustiniani continua a rimanere vittima dell’incuria, circondata com’è da erba alta e con gli interni inaccessibili e completamente murati.
Eppure nonostante il degrado questo rimane uno degli angoli più inusuali di Bari: ciò che si rivela agli occhi è questo antico edificio inserito in un grande appezzamento di terreno ricoperto da alti arbusti selvatici e situato praticamente “in mezzo alla strada”, circondato da una serie di palazzi. Una specie di “giungla urbana”.
Prendiamo ora sulla sinistra via Omodeo, il cui primo isolato è caratterizzato da un grande ipermercato di recente costruzione. Un po’ più avanti, sotto un portico, si trova un piccolo mercato comunale, dove è possibile comprare fiori, frutta, pesce e casalinghi.
«Le nostre bancarelle sono presenti qui dagli anni 60 – ci spiega il 73enne signor Gaetano detto “Nanuccio”, proprietario del negozio di frutta e verdura -. Prima questo spazio non esisteva: vendevamo di fianco alla chiesa, che era molto più piccola e usavamo Villa Giustiniani come deposito». Il figlio Mario ci mostra nel frattempo una foto d’epoca con i vecchi banconi ricolmi di arance.
Salutiamo i due venditori e proseguiamo su via Omodeo, fino a incrociare sulla destra una delle poche cape de fiirre (fontane di ferro) presenti ancora in città: si trova nei pressi di piazzale Lorusso, lì dove ogni giovedì si tiene un vivacissimo mercato di abbigliamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sullo sfondo si erge l’alto ex Hotel Ambasciatori, oggi completamente coperto da materiale protettivo, perché oggetto di lavori di ristrutturazione. L’edificio, creato nel 1968, ha conosciuto il suo massimo splendore negli anni 80 per poi cadere in malora e chiudere definitivamente nel 2006. Ora al suo interno verranno costruiti appartamenti e uffici.
Con la piazza alle spalle attraversiamo ora via Omodeo e percorriamo via Salvemini, strada circondata da basse case popolari dai colori spenti. Sono conosciute come “le palazzine”, rappresentano il nucleo più antico del rione e saranno oggetto di un profondo restyling.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questo che stiamo visitando è una specie di “villaggio” formato da viuzze senza nome abitate da persone che si conoscono tutte tra di loro. «I bambini che nascono qui crescono insieme giocando tra queste strade – ci dice la signora Tina . È come vivere in un paese, pur essendo in città». Su un marciapiede scorgiamo un gazebo con sedie e tavolini, punto di ritrovo per uomini e anziani del quartiere che spesso sfruttano lo spazio per giocare a carte.
Via Salvemini sfocia su via Orabona, lì dove sorge l’entrata della grande area dedicata al Politecnico e al Campus Universitario. Si tratta di una cittadella dedidata allo studio sulla quale sin dal 1951 hanno cominciato a sorgere varie facoltà, la prima delle quali fu quella di Agraria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo così giunti alla fine del nostro tour all’interno di questa zona posta perfettamente al confine tra i rioni Carrassi e San Pasquale, ma che per i suoi orgogliosi abitanti risponde solo a un nome: San Marcello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Mariavittoria Scoditti Epicoco
Mariavittoria Scoditti Epicoco
I commenti
- Giambo - Una precisazione , le "palazzine" come le chiamate voi sono già state oggetto di restyling proprio in ottica Pirp , quelli che voi chiamate "colori spenti" , prima era un unico colore grigio topo. Comunque avete dimenticato tanti posti e negozi, la salumeria di Cosimo i Meccanici Cipriani la pasticceria in via Einaudi o la pasticceria Fanelli , per non parlare dei due dormitori o della villa antistante l'Hotel Ambasciatori e dietro il palazzo in costruzione.