di Nicola Imperiale

Alla scoperta di contrada Montursi, da tre secoli baluardo della silenziosa vita rurale
GIOIA DEL COLLE – Una contrada immersa in un'area disabitata della Murgia che a distanza di tre secoli dalla sua fondazione continua a rappresentare un piccolo baluardo della silenziosa vita rurale. Parliamo di Montursi, borgo di 700 anime incastonato tra i territori di Santeramo in Colle, Castellaneta, Laterza e Gioia del Colle. Un posto abitato da contadini e allevatori, circondato da una natura rigogliosa e capace di offrire al visitatore un paesaggio incontaminato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nato nel 700 come insediamento di alcuni proprietari terrieri, a metà dell'800 fu spesso utilizzato come nascondiglio di alcuni briganti: uno su tutti il famoso Sergente Romano, militare gioiese che aveva ben capito come sfruttare la posizione isolata del "paese". Siamo quindi andati a scovare i segreti di questo remoto luogo denominato anche “Murgia”. (Vedi foto galleria)

Da Gioia del Colle (città di cui Montursi è frazione) imbocchiamo la strada provinciale 104 e dopo circa sei chilometri svoltiamo a destra sulla provinciale 15, in direzione Laterza. Guidiamo per altri tre chilometri prima di giungere a destinazione: un cartello bianco preannuncia la nostra meta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso una stradina asfaltata entriamo in una pineta dotata di panchine e giochi per bambini, punto di incontro delle famiglie locali. Ad accoglierci ci sono il 69enne Camillo Rizzi e la 57enne Lucia Talento del comitato "Pro-Montursi", sorto per far uscire dall'anonimato la minuscola frazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Cerchiamo di organizzare eventi per far conoscere la nostra "casa" - spiega Camillo - ma non senza difficoltà. Fino a due anni fa all'inizio di agosto organizzavamo la sagra del "pupo" fritto, tipo di frittella preparato con l'impasto della focaccia e cotto nell'olio. Poi per problemi di burocrazia e sicurezza abbiamo dovuto sospendere tutto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Avanziamo per una manciata di metri per andare a scoprire l'edificio religioso del luogo, la chiesa di San Giuseppe Lavoratore, contraddistinta da una graziosa facciata tripartita dal colore rosa tenue. «Fu eretta nel 1959 per volere dell'arciprete Franco Di Maggio - sottolinea Lucia -. Una targa posta a destra dell'ingresso principale ricorda il prelato scomparso nel 2009».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'interno della cappella è piuttosto semplice, con l'altare abbracciato da una parete turchese e puntellato da alcune statue votive. «Quella che vedete sulla sinistra è l'effigie di San Giuseppe, il nostro patrono - evidenzia l'accompagnatrice -. La portiamo in processione ogni anno il 1° maggio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto alla chiesa si staglia un curioso stabile bianchissimo, con una merlatura che ricorda quelle dei castelli medievali. «Sorse in epoca fascista e servì prima da scuola e poi da ufficio postale - afferma Camillo -. Ora funge da sede per il comitato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Proseguiamo arrivando su piccolo spiazzo dove si aggirano diversi trattori. Qui c'è infatti il pozzo artesiano comunale, il punto in cui gli agricoltori riempiono d’acque le cisterne dei loro veicoli. A poca distanza scorgiamo anche la macelleria, unico esercizio commerciale della zona assieme a un bar attivo sulla strada per Laterza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La passeggiata continua in un pittoresco sentiero "protetto" da corrimani in legno, circondato da pini, cipressi, querce. Il nostro incedere non passa inosservato: a scrutarci ci sono mucche e caprette delle aziende dell'area.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A un certo punto ci imbattiamo in una massiccia pietra conficcata nel terreno, segnale di un antico crocevia. «Si dice segnasse il confine degli appezzamenti di un duca di Matera», ricorda Camillo. Il bivio conduce a sinistra in mezzo alle tante masserie del luogo, le case-bottega dei montursesi, attorniate da suggestivi prati e balle di fieno giganti. Scegliamo però di girare a destra per dirigerci verso le "Toppe", il punto più alto della località posto a 420 metri sul livello del mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La via sterrata passa tra strette cavità nella roccia e paletti ricoperti da lumache bianche. In cima il panorama desolato e selvaggio ripaga dello sforzo fatto in salita: verso nord ai nostri piedi si distende l'agro di Gioia del Colle, mentre a sud ammiriamo quello di Laterza e Castellaneta. «Quassù un tempo venivano gli eserciti per rinnovare le loro mappe geografiche», chiosa nel frattempo Camillo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Riprendiamo fiato e nel frattempo il signore ci propone di andare a dare un'occhiata all'altro bosco di Montursi, quello di Grotta Caprara. Giù dalla collina ci rimettiamo così sulla via per Laterza e dopo un chilometro e mezzo svoltiamo in una strada sterrata non segnalata da alcun cartello. Anche qui la vegetazione è lussureggiante, tanto da rendere difficoltoso il nostro approdo: a prima vista sembrerebbe quasi di aver sbagliato direzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In questo "trionfo" della natura sbucano due insolite costruzioni. La prima è un antico jazzo ristrutturato, recinto per pecore tipico della Murgia, l'altra è un caratteristico trullo. «Sarebbe bello farci dentro un presepe - suggerisce Lucia - ma servirebbero soldi che noi privati non abbiamo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Difficoltà che impediscono di pubblicizzare questo isolato villaggio, ma che in qualche modo preservano la sua bellezza primordiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Da Gioia del Colle (paese di cui Montursi è frazione) imbocchiamo la strada provinciale 104 e dopo circa sei chilometri svoltiamo a destra sulla provinciale 15, in direzione Laterza. Guidiamo per altri tre chilometri prima di giungere a destinazione: un cartello bianco preannuncia la nostra meta
Attraverso un stradina asfaltata entriamo in una pineta...
...dotata di panchine e giochi per bambini, punto di incontro delle famiglie locali
Avanziamo per una manciata di metri per andare a scoprire l'edificio religioso del luogo, la chiesa di San Giuseppe Lavoratore, contraddistinta da una graziosa facciata tripartita dal colore rosa tenue
L'interno della cappella è piuttosto semplice, con l'altare avvolto da una parete turchese e puntellato da alcune statue votive
La Statua di San Giuseppe, il patrono di Montursi: è portata in processione ogni anno il 1° maggio
Accanto alla chiesa si staglia un curioso stabile bianchissimo, con una merlatura che ricorda quelle dei castelli medievali
Sorse in epoca fascista e servì prima da scuola e poi da ufficio postale. Ora funge da sede per il comitato Pro Montursi
Proseguiamo arrivando su piccolo spiazzo dove si aggirano diversi trattori. Qui c'è infatti il pozzo artesiano comunale, il punto in cui gli agricoltori riempiono d’acque le cisterne dei loro veicoli
A poca distanza scorgiamo anche la macelleria, unico esercizio commerciale della zona assieme a un bar attivo sulla strada per Laterza
La passeggiata continua in un pittoresco sentiero "protetto" da corrimani in legno, circondato da pini, cipressi, querce
Il nostro incedere non passa inosservato: a scrutarci ci sono mucche...
...e caprette delle aziende agricole dell'area
A un certo punto ci imbattiamo in una massiccia pietra conficcata nel terreno, segnale di un antico crocevia
Il bivio conduce a sinistra in mezzo alle tante masserie del luogo, le case-bottega dei montursesi, circondate da suggestivi prati e balle di fieno giganti
Scegliamo però di girare a destra per dirigerci verso le "Toppe", il punto più alto della località posto a 420 metri sul livello del mare
La via sterrata passa tra strette cavità nella roccia
In cima il panorama desolato e selvaggio ripaga dello sforzo fatto in salita: verso nord ai nostri piedi si distende l'agro di Gioia del Colle...
...mentre a sud ammiriamo quello di Laterza e Castellaneta
Riprendiamo fiato e decidiamo di andare a dare un'occhiata all'altra pineta di Montursi, quella di Grotta Caprara. Giù dalla collina ci rimettiamo così sulla via per Laterza e dopo un chilometro e mezzo svoltiamo in una strada sterrata non segnalata da alcun cartello
Anche qui la vegetazione è lussureggiante, tanto da rendere difficoltoso il nostro approdo: a prima vista sembrerebbe quasi di aver sbagliato direzione
In questo "trionfo" della natura sbucano due insolite costruzioni. La prima è un antico jazzo ristrutturato, recinto per pecore tipico della Murgia e del Gargano...
...l'altra è un caratteristico trullo. I montursesi vorrebbero farci un presepe, ma servirebbero soldi che non hanno



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  • UGO PASSIATORE - proprietario di un lamione della MASSERIA PASSIATORE situata all'incrocio del Capo Carraro aqualche chilometro dopo Montursi.Ci vado la domenica e quando posso.


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