Silenzi e decadenza: viaggio nella ''zona Tribunale'' del quartiere Libertà di Bari
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venerdì 23 febbraio 2018
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di Eva Signorile - foto Antonio Caradonna
Esiste però un’area del rione completamente diversa da quelle predette. Una porzione di città dove le vie perpendicolari e parallele lasciano il posto a strade strette e tortuose e i grigi palazzi dell’edilizia popolare si affiancano alle colorate ma fatiscenti strutture di inizio secolo. E’ la zona sviluppatasi a partire dagli anni 60 intorno all’enorme edificio del Tribunale e compresa tra le vie Ettore Fieramosca, Mazzini, Brigata Regina e Principe Amedeo. (Vedi foto galleria)
Un quadrilatero che abbiamo provato a raccontare con non poca difficoltà, visto che nel nostro giro all’interno del quartiere ci siamo dovuti scontrare con un muro di silenzio e continui rifiuti di rilasciare dichiarazioni. Chi ha deciso di parlarci ci ha spiegato i motivi di tanta riluttanza: questo infatti continua a essere un rione segnato da povertà, malavita e assenza delle istituzioni. Un’area decadente che presenta i tratti tipici della periferia, pur essendo situata a pochi isolati dal centro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro tour inizia da via Crispi, arteria che partendo da piazza Garibaldi percorre tutta la zona e arriva al cimitero cittadino. Ad angolo con via Fieramosca la strada incrocia l’imponente costruzione del Palazzo di Giustizia, che domina dal 1967. Sul lato opposto si trova invece una delle poche strutture “colorate”: il complesso delle palazzine popolari “Francesco Crispi”, erette tra il 1932 e il 1934 in epoca fascista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
“Entriamo” ora nel quartiere e imbocchiamo quindi via Generale de Cristoforis, sulla quale si affaccia lo snello campanile e l’imponente “vela” della chiesa San Carlo Borromeo, sorta qui nel 1962. Siamo ora in corso Mazzini, percorsa da file di platani e su cui si trova dal 1960 l’entrata dell’istituto scolastico Bianchi Dottula.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio in questo punto incrociamo una signora che trascina un carrello della spesa colmo di frutta e verdura acquistate al vicino mercato coperto. È cordiale e sorridente, ma dopo aver saputo che vogliamo realizzare un reportage si dilegua senza neanche salutare. Situazione quasi simile riscontriamo poco dopo con un gruppo di tre ragazzi di età compresa tra i 17 e i 18 anni: si fermano, accettano di farsi intervistare, ma appena conoscono l’oggetto del nostre domande ringraziano e se ne vanno. Un’altra donna, anziana, si allontana invece con sorprendente scatto giovanile appena le chiediamo lumi sulla zona in cui vive. Insomma i residenti del Libertà rifiutano di parlarci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per fortuna di fronte al Bianchi-Dottula incontriamo il custode di alcuni bagni pubblici, fra i pochissimi esistenti ancora oggi a Bari, che ci concede qualche parola. Ma ci dice solo: «Da tanto chiediamo al Comune di aggiustare i bagni rotti, ma continuiamo a non essere ascoltati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Percorriamo ora via Bottego per ritornare su via Crispi, dove ad angolo tra queste due strade si trova il grigio edificio dell’Arca Puglia, l’ente di edilizia popolare un tempo chiamato Iacp, anch’esso sorto intorno agli anni 60. Accanto si trova “Il Fornaccio”, storica pizzeria presente qui dagli anni 70. Entriamo un attimo e scambiamo due parole con Francesco, il proprietario, che ci dice di aver subìto in pochi giorni due rapine a mano a armata. «Una il lunedì e l’altra il mercoledi – afferma - è stato sconvolgente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dal locale, giriamo a destra per via Rogadeo, lì dove “abbattute” palazzine di inizio 900 fronteggiano palazzi di edilizia popolare, per poi imboccare a sinistra via Francesco Netti. La strada è stata famosa per aver ospitato la Taverna “vecchia” del Maltese: il primo pub di Bari, aperto nel 1980, punto di riferimento per musicisti e giovani di sinistra baresi. La saracinesca rossa del locale su cui è disegnata l’inconfondibile sagoma del marinaio nato dalla matita di Hugo Pratt, è però purtroppo chiusa dal 2015.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il locale rappresentava uno dei pochi angoli culturali e vitali della zona – ci spiega uno dei suoi più assidui frequentatori -. Di fatto si trattava di un’oasi felice all’interno di un quartiere nel quale la malavita è a tutti gli effetti parte integrante e tessuto connettivo della società. Ad essa è demandata la risoluzione dei litigi e delle beghe, fino alla risoluzione dei furti con la restituzione della merce».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sempre più consci di trovarci in una parte di Bari “al limite”, ci dirigiamo su via Mirenghi per andare a incrociare via Jatta. Qui si trova un “circolo ricreativo” della città, lì dove tra carte e bottiglie di Peroni ci si diverte all’estremamente alcolico “gioco della birra”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Siamo in una zona “difficile” di Bari - ci racconta un uomo che preferisce rimanere anonimo -. Proprio su via Jatta negli anni 80 c’era uno spacciatore che usava “sparare” a tutto volume le canzoni napoletane: era il segnale che la droga era arrivata. D’altronde su corso Mazzini si trovava la sala giochi “Dallas”, uno dei luoghi di smercio di eroina più importanti della città. Oggi la situazione non sembra cambiata e il rione si caratterizza purtroppo anche per sporcizia, chiusura di negozi e continui episodi di delinquenza e vandalismo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo a questo punto su via Crispi, lì dove tra muri scrostati incrocia via Malta, che fonde edifici di inizio secolo ad architettura degli anni 60-70. Si tratta di una delle vie che sfociano su via Principe Amedeo: strade strettissime che spesso formano angoli quasi improvvisi, proprio come avviene per via Fratelli Bandiera, che quasi forma un gomito quando interseca via Bovio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio su quest’ultima, ad angolo con via Libertà, incontriamo Teresa e Annalisa: rimangono però dietro l’uscio di casa, che si apre proprio sul marciapiede come nelle abitazioni di paese. La prima, sulla cinquantina, ci dice di avere cinque figli, tutti senza occupazione e che per mantenerli è costretta a fare i servizi a casa degli altri. Ad Annalisa chiediamo invece del quartiere e lei ci risponde: «Guardate la strada e ditemi se qui le istituzioni sono presenti». In effetti l’asfalto è pieno di buche e l’arteria sembra più un tratturo che una via cittadina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo le donne e decidiamo di andare via dalla “zona del Tribunale”, un’area fin troppo abbandonata a sé stessa, dove nonostante la presenza del Palazzo di Giustizia la delinquenza continua a dominare. Silenziosamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- mArco - ma la parte del liberta' compresa tra via Crispi e corso mazzini non e' piu' tranquilla rispetto ad altre zone dello stesso quartiere?