Bari, viaggio a Japigia Sud: il "tranquillo deserto" che vive all'ombra della Zona 45
Letto: 27117 volte
lunedì 23 luglio 2018
Letto: 27117 volte
di Carlo Maurantonio - foto Antonio Caradonna
Nonostante ciò, negli ultimi anni, grazie all’affievolimento della piccola delinquenza e all’apertura del grande centro commerciale Mongolfiera, la vita in questo quartiere si è fatta più sostenibile, anche se soprattutto di sera non è eccessivo definire Japigia un “tranquillo deserto”. Siamo andati a visitarlo (vedi foto galleria).
Il nostro viaggio inizia dalla lunga via Caldarola che, una volta abbandonata la parte “vecchia” di Japigia, incrocia il torrente Valenzano. Un piccolo cavalcavia permette quindi l’ingresso nella parte nuova, che di fatto appare subito divisa in due. A sinistra del canalone si sviluppa infatti la zona “bene”, fatta di condomìni arricchiti da giardini, a destra si apre invece la succitata “45”, con i suoi alti palazzoni dell’edilizia popolare costruiti già negli anni 70. Con cautela decidiamo di perlustrare prima questa parte di rione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La “45” è di fatto formata da sole quattro strade che racchiudono strutture grigie e senza verde. Imbocchiamo prima via Archimede, la strada del “quartier generale” del clan Parisi, per poi girare a destra su via Guglielmo Appulo dove si trova la chiesa di San Luca, l’unico punto di aggregrazione dell’area. Perché qui a parte i palazzi non c’è assolutamente nulla: neanche uno di quei “circoli” che è facile trovare nei quartieri più popolari di Bari. Svoltiamo infine in via La Pira, dove il “panorama” non cambia granchè.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Decidiamo così di ritornare al punto di partenza, sulla lunga arteria di via Caldarola, costeggiata da file di pini le cui radici hanno letteralmente squarciato pezzi di asfalto e sollevato diverse mattonelle del marciapiede. Proprio la presenza di questi alberi avrebbe bloccato il progetto di tracciare una pista ciclabile su questa strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo ora nella Japigia meno popolare attraverso via Martiri di Marzabotto, che dopo aver costeggiato il canalone vira a destra e diventa via Papalia. Ci troviamo in una zona dove i palazzi si fanno più aggrazziati merito anche della presenza di molto verde condominale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui si trova quello che da sempre rappresenta l’unico “punto commerciale” del quartiere. Un tempo c’era addirittura una galleria di negozi chiamata “Mediterraneo”, ora invece in pochi metri quadrati sorgono una palestra, un supermercato, un negozio di animali e un bar-pizzeria con “tanto” di tabaccaio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su via Carabellese, nei pressi della scuola media “Giovanni Verga”, incontriamo la 67enne Fiorella, che vive a Japigia da 45 anni. «Sono venuta ad abitare qui alla metà degli anni 70 in uno dei primi caseggiati costruiti in mezzo alla campagna - ci dice la donna -. Solo negli anni 80 questa parte di Japigia ha visto il suo sviluppo, anche se continua a essere un quartiere “dormitorio”, senza servizi e punti di aggregazione. D’altro canto però per una come me che proveniva dal caotico rione Libertà approdare in un’area fatta di grandi spazi e poco traffico è stato “salutare”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In effetti l’altra faccia di Japigia è proprio l’assenza di caos e smog. Lo notiamo passeggiando in strade come via D’Avanzo o via Loiacono, fino a sbucare di nuovo su via Caldarola. A questo punto attraversiamo le tre carreggiate dell’arteria e ci dirigiamo su via Giuseppe Prezzolini, la strada delle “cattedrali nel deserto”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui infatti, in una zona che affianca “la 45” si trovano il grande complesso scolastico del Polivalente, l’edificio del Palaflorio, il parco Ecopoli, l’adiacente campo di calcio “La Montagnola” e il Teatroteam. Grandi strutture che però negli anni non sono mai riuscite a creare un indotto fatto di locali e punti di ritrovo, forse proprio per l’estrema vicinanza al feudo di Savinuccio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Centro Studi Polivalente, sorto nei primi anni 80 è formato da cinque istituti di scuola superiore: il Salvemini, l’Euclide, l’Elena di Savoia, il Lenoci e il Caracciolo. All’epoca fu pensato come una sorta di “campus” con tanto verde, piste di atletica, campi da basket ed enormi palestre. Con il tempo però le strutture sono state un po’ abbandonate a loro stesse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La medesima fine fatta da Ecopoli che, inaugurato nel 1999 su quella che era una vera e propria “montagnola” di rifiuti, e stato però di fatto dimenticato da cittadini e istituzioni: sta cadendo a pezzi e sono veramente in pochi coloro che lo frequentano.
Ritorniamo ora sull’onnipresente via Caldarola che all’incrocio con via Toscanini si trasforma in un cavalcavia sopra la tangenziale. La strada va poi si va a incrociare con alcune strade rurali, in un’area ai confini di Bari dove tra frequentati impianti di campo di calcetto trovano spazio campi rom, depuratori, canili e altissime antenne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla nostra sinistra sorge invece la San Marco, una graziosa chiesetta realizzata nel 1977 nella struttura della settecentesca masseria Carbone. Alle spalle dell’edificio religioso si erge invece il centro commerciale Mongolfiera, presente qui dal 2005.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ipermercato ha rappresentato un po’ la “salvezza” per questo quartiere. «Di fatto prima per fare la spesa dovevamo sempre recarci in altri rioni della città - afferma il 69enne Nicola, residente a Japigia dal 1979 -. L’Ipercoop è però riuscito almeno in parte a risolvere questo annoso problema. Anche la vita è migliorata: fino agli anni 90 lo spaccio di droga si svolgeva sotto i nostri occhi e c’erano siringhe dappertutto. Ora è tutto più nascosto».
È indubbio che il centro commerciale abbia portato un po’ di “vita” a Japigia, grazie anche a “Piazza della Pace”, una sorta di parco presente sul tetto della struttura dove trovano posto persino un anfiteatro e una pista d’atletica.
Un giardino pubblico (il “Troisi”) è invece nato lo scorso marzo nella zona residenziale presente di fronte al centro commerciale. Ha sostituito l’abbandonato “campo di sabbia” che negli anni 80 e 90 era stato teatro di infuocate partite di calcio amatoriale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quasi al termine del nostro viaggio. Da via Toscanini ci dirigiamo su via Gentile, arteria che segna la fine della parte nord del rione. A destra la strada porta verso la tangenziale, costeggiando complessi residenziali più nuovi, come “Parco San Marco”, nato negli anni 90. Da questo tratto parte anche strada Zuccararo, l’unica viuzza che permette, grazie a un recentissimo sottopasso della ferrovia, di raggiungere il mare.
A sinistra invece via Gentile, dopo aver affiancato il Sacrario Militare e distese di campi coltivati, conduce alla parte più antica di Japigia, nata negli anni 50. E proprio in uno di questi enormi terreni che separa il rione dal lungomare sud, è in fase di realizzazione la nuova avanguardistica sede del Consiglio regionale della Puglia. Quella che i residenti sperano non debba diventare l’ennesima solitaria “cattedrale nel deserto” del loro isolato quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Carlo Maurantonio
Carlo Maurantonio
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- papamatteo - Pregevole iniziativa , chiara nella esposizione. via carabellese eurospin non citato. Gradirei anche un servizio su via vassallo da via marzano a via fanelli. Tante costruzioni non utorizzate, strade laterali pubbliche divevute private ed infine la straduna che collegava la I taversa alla via per carbonara con ll sottopassaggio della rangenziale scomparsa come la lama coperta da una stazione di servizio auto.