Per le strade di Carrassi, storico rione "made in Bari" sempre fedele a se stesso
Letto: 54679 volte
venerdì 21 aprile 2017
Letto: 54679 volte
di Salvatore Schirone
Il Carrassi di cui parliamo è quello più verace, sorto a partire dal Dopoguerra tra corso Benedetto Croce, via Pasubio, via Giulio Petroni e via Cagnazzi. Del Carrassi “antico” di inizio secolo infatti, più vicino al centro, è rimasto ben poco: l’ex caserma Rossani, quale villino postelegrafonico e la Chiesa Russa. Tutto il resto è stato abbattuto e ricostruito negli anni 70.
Mentre invece come detto questo “secondo” Carrassi si è mantenuto abbastanza fedele a se stesso, nonostante lo spostamento dello storico mercato scoperto di via Monte Grappa e il recente abbattimento del cinema Armenise, per tanto tempo veri punti di riferimento del rione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo così andati a farci un giro per le strade del quartiere (vedi foto galleria), partendo da corso Benedetto Croce, che in molti chiamano ancora con il suo vecchio nome: corso Sicilia. Sulla nostra sinistra si erge la Chiesa Russa, eretta nel 1914 e gestita dal 2009 dal Patriarcato di Mosca. Accanto all’edificio religioso persiste un parchetto dove da sempre gli anziani del rione giocano a tressette e scopa e sul quale si affaccia un edicola presente qui da 100 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo in direzione sud per andare a incrociare la stretta via Isonzo, al cui angolo si trova il noto Meridional Caffè che porta sull’insegna la data di fondazione: 1956. Decidiamo però di “entrare” nel quartiere da via Pasubio dove è ubicata la parrocchia del Santissimo Sacramento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il tempio religioso fu inaugurato nel 1958, ma la sua storia risale al 1919, quando la signora Vittoria Carrassi donò alla Curia un pezzetto di suolo per costruirci la prima chiesetta di appena sette metri per tre che si affacciava su via Buccari, accanto all’attuale cinema Splendor e alla storica enoteca De Candia. Per questo dono alla ricca famiglia Carrassi fu così intitolato il quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Passeggiamo ancora su via Pasubio fino all’incrocio con via Giulio Petroni, per “ammirare” il cantiere del nuovo palazzo che sta sorgendo al posto del cinema Armenise, abbattuto lo scorso giugno dopo aver animato per ben 61 anni le serate del quartiere.
Giriamo ora a sinistra su via Giulio Petroni, trafficata arteria dalle quali partono stradine come via Jaja, caratterizzata da vecchie case colorate appiccicate l’una all’altra con i balconcini spioventi affacciati sulla strade con piante e panni stesi. Da qui si apre anche la “mitica” via Montegrappa, lì dove per decenni si è tenuto il più importante mercato all’aperto della città, trasferitosi dal 2011 nei box coperti di Santa Scolastica, su viale Papa Giovanni XXIII.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una soluzione questa che magari ha soddisfatto i residenti della via, stanchi di continui rumori e “odori”, ma che non è piaciuta ai commercianti. Tra questi c’è Donato, che ha rifiutato di spostarsi e continua a portare frutta e verdura a “domicilio” nel quartiere. Il suo treruote è infatti sempre parcheggiato all’angolo con via Giulio Petroni. «Ci abbiamo provato a trasferirci nel nuovo mercato – ci dice - ma i costi per il box erano troppo alti. Ora ho una regolare licenza di ambulante e porto la merce lì dove per anni ho tenuto la mia bancarella».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al contrario di Donato, si ritiene soddisfatto dell’addio alla “vecchia piazza” il macellaio Michele, da 60 anni in via Montegrappa. Lo troviamo seduto su una sedia sul marciapiede di fronte al suo negozio. «Da quando è andato via il mercato non è cambiato molto, la clientela è sempre la stessa – ci dice -. L’unico problema è che da queste parti l’Amiu non passa più frequentemente come prima: ora tocca a me ogni mattina togliere gli escrementi dei cani dalla strada».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In questa parte Carrassi si fa ancora più “folkloristico”. Da via Montegrappa partono strette strade come via Baracca, che se non fosse per le numerosissime auto che occupano ogni spazio disponibile ai lati dei marciapiedi, parrebbero uguali a com’erano sessant’anni fa. Qui i palazzi sono molto “datati” e anche i negozi presenti, tra cui la bottega di rigattiere di Nicola, che incontriamo anche lui spaparanzato su una sedia di legno al di fuori del suo locale. L'anziano vende di tutto: poster, radio, vasi, mobili, dischi e quadri, alcuni dei quali dipinti da lui. Lo fotografiamo proprio accanto a un suo autoritratto da cowboy.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che ritornare al nostro punto di partenza: corso Benedetto Croce, che ritroviamo alla fine di via Montegrappa. Sulla sinistra si staglia Villa Vittoria, ottocentesco edificio in restauro da tre anni, mentre sulla destra si trova lo storico Istituto privato Margherita, qui dal 1926 e gestito dalle suore. Attraversiamo quindi la grande arteria di via Papa Giovanni XXIII, per raggiungere l’altra “sponda” del quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Corso Benedetto Croce diventa corso Alcide de Gasperi e Carrassi si fa a un certo punto “nuovo”, estendendosi fino a Carbonara con alti palazzi lussuosi e moderni. Anche se per qualche isolato c’è ancora spazio per un po’ di storia. Sulla nostra destra infatti si trova l’entrata del carcere cittadino, anch’esso presente in città dal 1926 e sulla sinistra ad angolo con via Cagnazzi l’antico palazzo Zippitelli, che porta sulla sua parete meridionale la scritta in maiuscolo “Bari”, che indica quello che un tempo era l’inizio della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Qui c’era il vecchio “dazio” », ci racconta il 77enne Uccio Papa, che ci segnala sulla parete del Zippitelli la freccia indicante il rifugio antiaereo di via Podgora 41. I ricordi di Uccio ci portano lontano, quando i tedeschi occuparono l’edificio per farci degli uffici di comando. Poi arrivarono gli americani e la vicina via Monte San Michele diventò un presidio militare: il “campo degli Ulivi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«E finita la guerra – conclude il “carrassiano” doc Maurizio – il rione cominciò a ingrandirsi e a popolarsi, mantenendo però negli anni sempre immutata la sua identità: assolutamente barese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone
I commenti
- Marcello - Bravo come sempre ! Artcolo esaustivo, fluido ed intereante,
- andrea - e il Palazzo Teodora Massa alle spalle della Chiesa Russa?
- antonio arky colavitti - ma il nome "Carrassi" da dove nasce come etimologia? pare non sia latino nè "italiano" ma una contrazione "baresizzata" di un termine armeno, visto che i primi abitanti della zona pare siano stati armeni ortodossi, Kardashian ad esempio. Storia o Leggenda?