La nostalgica zona di San Francesco, lì dove i baresi passavano i giorni d'estate
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venerdì 7 aprile 2017
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di Annarita Correra - foto Antonio Caradonna
Abbiamo detto “un tempo” perché nonostante l’area sia rimasta praticamente immutata, in realtà negli ultimi trent’anni la stragrande maggioranza dei cittadini ha “abbandonato” San Francesco. Questo a seguito dell’allargamento della città verso sud, condita dall’apertura di Parco 2 Giugno, dalla creazione di spiagge come Pane e Pomodoro e Torre Quetta e dall’aumentato successo di luoghi quali Torre a Mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se a questo si aggiunge la cronica difficoltà di collegamento tra il sud e il nord di Bari, si capisce come oggi a frequentare la Pineta di San Francesco, l’omonimo lido, l’altra spiaggia del Trampolino e il mitico Canalone, siano più che altro gli abitanti dei quartieri vicini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a farci un giro in questa parte di Bari che ha mille storie da raccontare (vedi foto galleria e video).
Superato l’ingresso monumentale della Fiera, il lungomare prende il nome di via Umberto Giordano: si lascia il quartiere Marconi e si entra nel rione San Girolamo. Siamo affacciati sul mare. A destra ci accompagna un muretto in pietra alto pochi centimetri che separa la strada dalla costa fatta di scogli e sabbia, mentre sulla sinistra ci sono alcune palazzine bianche a due piani e una struttura color ocra molto particolare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta di Villa Rosa, un tempo edificio appartenente alla Fiera del Levante e ora proprietà di un commerciante della zona. Costruita negli anni 30, si sviluppa in tre corpi, di cui quello centrale è un piccola torretta. Lo stile della facciata ricorda quello neo-gotico veneziano di Palazzo Fizzarotti. Tra le due arcate di destra notiamo un piccolo disegno in pietra su cui sopra è raffigurato il “Barione”, storico simbolo di Bari che, come abbiamo già detto in un altro articolo, rappresenta probabilmente il più antico stemma della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo e incrociamo sulla sinistra l’Hotel 7 mari. Il direttore ci permette di salire sul terrazzo e da qui possiamo ammirare il tratto di costa appena percorso. Sotto di noi il lido San Francesco alla Rena: lo raggiungiamo una volta scesi, anche se prima di entrarci ci soffermiamo su un edificio fatiscente che si trova proprio di fronte alla spiaggia. Si tratta dell’abitazione di “vecchie” prostitute, tra le quali spicca il nome di “Uelina” che secondo la leggenda da anni continua a esercitare in quella casa. Purtroppo non riusciamo a scoprire di più perché quando ci avviciniamo veniamo allontanati da un uomo sulla quarantina che si trova sull’uscio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Decidiamo così di entrare nel lido, quello che fino a qualche decennio fa rappresentava la spiaggia per eccellenza dei baresi. Si tratta di un luogo storico, sorto nel 1928 con il nome di spiaggia del Levante è ancora oggi molto grande ed è costellato da cabine azzurre e bianche che conservano lo stile “d’altri tempi”. «Ho passato tante estati qui, soprattutto alla fine degli anni 60 – ci dice il 68enne Nico, che incontriamo appena usciti -. Ricordo ancora il jukebox sempre in funzione che si sentiva ovunque e le nuotate per raggiungere il più vicino lido del Trampolino, lì dove c’erano le ragazze ricche e “bone”. Anche se era facile essere sgamati lì: se non ti beccava il bagnino c’era il tuo aspetto così “diverso” a far capire a tutti che venivi da una spiaggia meno “prestigiosa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Trampolino (che raggiungeremo alla fine del nostro viaggio) era infatti un lido più borghese rispetto a San Francesco, frequentato dalla cosiddetta “Bari bene”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Nico e proseguiamo su viale Saverio Mercadante e poi su viale Respighi per ritrovarci davanti all’entrata di un altro “monumento” della zona: la Pineta San Francesco. In realtà gli ingressi sono due, uno di fronte all’altro, perché il parco è diviso in due: c’è infatti la pineta piccola e quella grande.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’area, realizzata negli anni 60, ha rappresentato per lungo tempo l’unico polmone verde di Bari prima dell’apertura negli anni 80 di Parco 2 Giugno. Frequentatissima nei decenni scorsi, ora vive un periodo di oblìo, nonostante il recente restyling che l’ha dotata di nuovi giochi e spazi ginnici. «Vengo qui da sempre – afferma Vito, che incontriamo mentre sta facendo stretching dopo una corsa -. Devo dire però che il parco continua a essere poco pulito e vittima di vandalismo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Peccato. Non ci resta allora che ritornare sui nostri passi per intraprendere sulla sinistra via Van Westerhout, strada che da una parte costeggia la pineta e dall’altra alcune villette. Tra le abitazioni si trova anche l’Istituto figlie dell’Immacolata, aperto dal 1953 e frequentato da alcune anziane suore. Dopo aver attraversato un piccolo cortile sul quale sorge una piccola cappella, incontriamo suor Enrica, un’arzilla religiosa di 82 anni. «Io vivo qui dal 1981 – ci racconta -. Prima ospitavamo gli orfanelli, che dopo aver passato la giornata in spiaggia, tornavano da noi a cenare e dormire. Ora aiutiamo come possiamo i poveri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo la suora e proseguiamo sulla strada, per imboccare poi sulla destra via Carlo Vitale. Un muro in pietra ci accompagna lungo il tragitto di questa stradina molto stretta che, dopo una curva, diventa via Cipparoli. Da una parte e dall’altra, a rendere meno deserta questa strada che sembra essere quasi di campagna, troviamo delle piccole casette bianche i cui muri avrebbero bisogno di un serio restauro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed ecco sbucare davanti a noi l’entrata dell’altro lido della zona, il già citato Trampolino. Nato alla fine degli anni 30 con il nome di Lido Eden, rappresentava un arenile più ambito rispetto al vicino San Francesco. Una foto degli anni 50 ritrovata sul web ci mostra una grande piscina piastrellata su cui si ergeva quel trampolino (ora non più esistente) che dava il nome al posto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«San Francesco e il Trampolino un tempo erano le uniche spiagge della città e attiravano praticamente tutti i baresi - ci racconta il 60enne signor Luciano, attuale gestore del lido -. Poi a partire dagli anni 80 soprattutto i più ricchi hanno cominciato a spostarsi verso sud, creando ad esempio complessi come Rosamarina e così questi posti, seppur ancora in piedi, hanno cominciato a perdere bagnanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte al lido, nascosta da fitti oleandri, si erge una chiesetta dal grazioso aspetto neo-romanico. Ne avevamo parlato tempo fa, si tratta di un edificio che risale agli inizi del 900, chiuso e abbandonato da parecchi anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Uscendo dalla stradina ci ritroviamo davanti all’ultima tappa del nostro viaggio: la grande spiaggia libera del Canalone. Si tratta della foce del canale che tra gli anni 20 e 30 fu aperto per deviare il corso di Lama Lamasinata. Per chi non si poteva permettere nemmeno l’entrata al lido San Francesco, c’è stato sempre questo arenile a permettere a tutti di usufruire del mare della città. Del resto per anni il Canalone ha rappresentato l’unica spiaggia libera di Bari, prima dell’apertura negli anni 90 di Pane e Pomodoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sono cresciuta in questa spiaggia – ci racconta la 50enne signora Annarita, che incontriamo vicino alla costa - L’ho sempre amata perché è molto spaziosa e, a differenza di quanto si dica in giro, è sempre stata molto pulita. Tra l’altro tra noi bagnanti abituali ci conosciamo quasi tutti e qui ogni estate si viene a creare un clima famigliare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma anche il Canalone, un tempo spiaggia affollatissima, è diventato un ritrovo per pochi, per chi magari nostalgicamente continua a tornare nei luoghi frequentati da giovane, quando la zona di San Francesco era per tutti i cittadini, poveri e ricchi, il posto dove trascorrere i caldi giorni dell’estate barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Gianni de Bartolo) il nostro viaggio nella zona di San Francesco:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Annarita Correra
Annarita Correra
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Gigi De Santis - Complimenti alla giornalista Annarita Correra per l'interessante articolo e il piacevole video. Complimenti alla Redazione per le pubblicazioni storiche, folcloriche e curiose della città di Bari.
- nick45 - Vorrei ricordare che durante gli anni 50 c'era anche lido Marzulli dove attualmente c'è Pane e Pomodoro. Buon proseguimento Annarita Correra.
- franca - I miei amici sono sempre piu desiderosi di ricevere questi preziosi articoli sul territorio, grazie!