Bari: l'elegante rione Murat, deturpato da moderni obbrobri architettonici
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giovedì 16 febbraio 2017
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di Ilaria Palumbo
Il rione è riuscito a mantenere i suoi tratti originari per parecchi decenni, fino a quando negli anni 50 il Piano regolatore targato Piacentini e Calza Bini diede il via a una massiccia demolizione dei vecchi edifici a favore di più moderni stabili che hanno via via cambiato le connotazioni dell’area.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una trasformazione fisiologica certo, andata di pari passo con l’aumento dei negozi e degli esercizi commerciali qui presenti che fanno ancora oggi di Murat il quartiere dello shopping per eccellenza. Solo che a un certo punto negli anni 70 e 80 la “furia” espansionistica si è abbattuta senza ritegno su questa zona di Bari: nel giro di poco tempo sono sorti come funghi alti palazzi che non hanno lasciato alcuno spazio a concetti quali l’estetica, l’armonia, la bellezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quelli sono stati gli anni del trionfo del grigiore, delle finestre e portoni in anticorodal, del “brutto ma utile”. E oggi Murat appare così un quartiere a due facce, nel quale accanto a splendidi palazzi d’epoca (tutti ristrutturati a differenza di quelli del vicino rione Libertà), convivono obbrobri architettonici dai colori spenti e dalle forme disegnate senza creatività che hanno deturpato il rione. Un vero e proprio “pugno nell’occhio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a farci un giro in centro per mostrarvi gli esempi più lampanti di questo sgradevole contrasto tra l’antico e il nuovo. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio inizia da corso Vittorio Emanuele. A pochi passi da piazza Garibaldi è impossibile non notare lo splendido Palazzo Fizzarotti edificato nel 1929 secondo i dettami dello stile eclettico, ma purtroppo ancora più lampante appare il contrasto creato con l’edificio adiacente: un albergo “minimalista” costruito nel 1982 il cui prospetto è costituito da numerose finestre riflettenti che vanno a contaminare la bellezza dell’elegante vicino (foto 1).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal corso dove un tempo si trovava il cosiddetto “diurno” entriamo nello scacchiere murattiano. Percorriamo via Piccinni e ad angolo con via Argiro eccoci di fronte a un inespressivo immobile di cemento armato beige e marrone chiaro che trova l’ardire di ergersi proprio accanto a una vivace e antica palazzina arancione con persiane verdi (foto 2). Ci spostiamo ora su via Sparano dove, di fronte alla chiesa di San Ferdinando, il ristrutturato e fine palazzo color crema che ospita un famoso negozio di abbigliamento è costretto ad avere come vicino un terrificante edificio fatto interamente di finestre rettangolari e serrande arrugginite (foto 3).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Svoltiamo in via Putignani e qui troviamo perlomeno tre disastri architettonici. Il primo, ad angolo con via Sparano, mette insieme l'elegantissimo palazzo Mincuzzi in stile liberty, inaugurato nel 1928, color rosa antico e carico di decori e colonne ornate e uno spartano edificio con mattonelle grigie (foto 4). Il secondo, ad angolo con via Cairoli, è ancora più emblematico e vede contrapporsi l’ennesima palazzina moderna al sontuoso palazzo eclettico Ingami Scalvini (foto 5). Infine, ad angolo con via Marchese di Montrone, ecco una palazzina grigia e bordeaux innalzarsi accanto a una casa d’epoca con lesene e decori floreali che circondano le particolari persiane arrotondate al piano superiore e l’imponente timpano al piano inferiore (foto 6).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo a questo punto su via Principe Amedeo. Qui, ad angolo con via Roberto da Bari, si trova un altro sfarzoso palazzo bianco riccamente decorato con balconi in pietra spessa e timpani dalle forme diverse: bellissimo, peccato che l’edificio debba stridere con una più alta abitazione moderna che va dal blu, al beige e al grigio scuro (foto 7). Siamo ora in via Argiro: all’altezza con via Dante un grigio immobile costellato da piccole finestre nere è accostato a un altro palazzo liberty rosso, con bellissime ringhiere nere in ferro battuto e timpani decorati (foto 8). Fiancheggiamo piazza Umberto e all’incrocio con via Beatillo notiamo un elegantissimo e ristrutturato palazzo dagli accesi colori giallo e rosa, contiguo a uno smorto stabile verdastro con geometrici balconi neri (foto 9).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo ora in via Davanzati, dove ci ritroviamo davanti a un altro condominio kitsch creato con mattonelle scure e ringhiere dei balconi rosse, costellato da numerosi condizionatori, adiacente a un grazioso edificio antico color salmone con raffinati timpani arrotondati (foto 10). Proseguendo, vicino a uno scialbo palazzo in cemento color bronzo e mattonelle marroni privo di balconi, troviamo un altro splendido edificio d’epoca rosso scuro sede di una scuola d’inglese (foto 11).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo giunti alla fine del nostro percorso. Raggiungiamo però corso Cavour per un’ultima “visita”. Qui, ad angolo con via Cardassi, una palazzina in stile liberty rossa e bianca con decorate ringhiere in ferro “fa a cazzotti” con un nuovo e serioso fabbricato marrone sede di una “popolare” banca. Forse di tutti quelli descritti questo è il contrasto più emblematico e antiestetico di Murat (foto 12).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Roberta Signorile - Si presuppone che per parlare di un certo tema si abbiano le conoscenze per farlo. Tutti noi possiamo esprimere giudizi ma un giudizio autorevole si contraddistingue per le argomentazioni a sostegno. In questo caso non solo le conoscenze non ci sono, ma si veicolano informazioni errate. Perché è errato fare una carrellata di edifici trattati come orrendi, senza dire di chi sono e quando sono stati costruiti. La maggior parte di quelli presi in considerazione sono opere di architetti pubblicati su riviste, libri e atlanti. Al di là della equazione antico=bello su cui si può discutere è semplicemente vergognoso non menzionare progettisti e valori delle opere, solo per far valere le proprie - discutibili - posizioni.
- Vito Quadrato - Non sono d'accordo con il contenuto dell'articolo e vorrei cercare di spiegare il perchè. A parte qualche esempio, che come giustamente dici tu,non dialoga con la struttura formale del nostro murattiano, ce ne sono alcuni che secondo me non meritano l'appellativo di obbrobri. Credo che ogni società di ogni epoca ha il diritto di esprimere la propria idea di architettura, a costo di sbagliare o di sembrare anacronistico per le generazioni a venire. Credo che nessuno di noi voglia vivere in una città che è fatta ad immagine e somiglianza di un periodo storico che noi reputiamo di nostro gusto nè tanto meno assistere a una "presepizzazione" degli edifici di nuova costruzione (mi riferisco ad esempio alla chiesa di San Giuseppe in Corso Sonnino) perchè quello che otterremmo non solo è un falso (se vogliamo dirla con un vocabolario da antiquario) ma non ha nulla a che vedere con quello che viviamo nel qui e nell'ora, e non è nemmeno testimonianza (nel bene e nel male) del nostro tempo. Un palazzo solo perchè è finemente decorato non vuol dire che sia bello. Io parlerei più di quanto è bella la banca di petrignani incastonata nel tessuto storico, all'inizio della salita della muraglia piuttosto che fare i classici discorsi da "sovraintendenza", che fosse per loro musealizzerebbero, e quindi pietrificherebbero, città intere. Cordialità vito
- Paola - Questo articolo ha messo in discussione tutto ciò che mi aveva sempre interessato in un giornale come Barinedita. Il giornalismo dovrebbe essere prima di tutto informazione, cosa che qui manca completamente. Giudizi personali, appiattiti dalla riduzione al "bello/brutto", mancanza di ricostruzione storica o contestualizzazione dello stile architettonico, registro linguistico inadeguato in quanto infarcito di espressioni tipiche del linguaggio colloquiale. Barinedita, spero sia un caso isolato.
- Antonio - Complimenti per l'articolo Un paio di generazioni, dalle autorità (politico-amministrative, uffici tecnici, sovrintendenze, etc.) ai costruttori, ai media complici, dovrebbero chiedere perdono per lo scempio edilizio perpetrato, dal dopoguerra fino agli anni 80, che ha deturpato il volto del Bel Paese a Bari come in tantissime altre città da Palermo a Milano, da Roma a Genova.. e l'elenco potrebbe continuare Fate un gran bel lavoro, come redazione, dando la possibilità, con i vostri articoli, di conoscere meglio la gran bella città che è Bari
- Slayer - La coda di paglia della "borghesia poco illuminata" barese, pronta a saltare in piedi al minimo sentore di attacco, si legge chiaramente dai commenti. Una città materialista e attaccata ai soldi oltre qualsiasi altra cosa, non si smentisce mai.
- Silvio de Iudicibus - É stato tutto rovinato per sempre, evito anche di venire in centro proprio per non vedere queste brutture che sembrano un pugno nell'occhio. In nessuna città é stato fatto uno scempio simile, già Bari di storia non é che sia un granché.
- Marco - Gent.mi tutti buongiorno, mi domando: - se la redazione ha voluto pubblicare l'articolo avrà avuto i suoi buoni motivi? - Se la redattrice dell'articolo non apprezza il paradosso stilistico, avrà il diritto di farlo? - se è successo alla città ciò che è successo, qualcuno lo avrà permesso, giusto? La storia è questa e non si può tornare indietro, sui gusti, le narrazioni, ecc ormai c'è poco da discutere... Però, vien da pensare: abbattere edifici storici per far largo a cemento armato, ferro, alluminio scolorito, ecc ecc, , ha portato giovamento alla comunità o alla città? Se sì, quale? Sulla mancanza di visione e di prospettiva dei singoli e delle amministrazioni ci sarebbe tanto da discutere, probabilmente è ciò che manca in questa terra da sempre... Quando si potrò finalmente pensare in grande senza necessariamente speculare o fare cassa? I mali del secolo scorso pare non abbiano insegnato nulla, auguriamoci un deciso cambio di registro, nell'interesse di tutti, anzi, eliminiamo la parola "interesse" e lasciamo solo "per tutti!". Grazie per l'attenzione. Ad majora semper.