Monasteri, trulli, grotte, terrazze a strapiombo sul mare blu: tutto questo è Polignano
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giovedì 14 giugno 2018
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di Ilaria Palumbo
Il nostro viaggio inizia dalle frazioni a nord del centro. Superato il confine con Cozze, si apre un tratto di territorio praticamente disabitato, dove a dominare sono una serie di suggestivi trulli in pietra che risaltano su una distesa di terra rossa e colorati campi coltivati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’area separa la statale 16 da un litorale scoglioso non facilmente raggiungibile: Costa Ripagnola, più conosciuta come “freak beach”, perché bazzicata da ragazzi “alternativi” e nudisti. Contraddistinta da appartate insenature dominate da ciottoli bianchi e roccia selvaggia, è puntellata da caratteristiche “capannine” costruite dai bagnanti, che offrono riparo nelle ore più calde.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di più facile accesso è la zona adiacente situata più a sud: Cala fetente, a cui ci si arriva attraverso un sentiero sterrato. Qui è presente una sorta di piccolo lido (con bar), anche se a essere più frequentati sono gli scogli attorno alla cala, che seppur scomodi sono molto battuti soprattutto dai giovani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo Cala Fetente, e prima della frazione di San Vito, l’ultimo passaggio diretto al mare è quello che conduce a Pietra Egea, il tratto di costa che si trova all’ombra di un grande campeggio. Qui gli scogli si fanno più lisci, permettendo a intere famiglie di passare la giornata con gazebo, sedie a sdraio e fornacelle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da questo punto in poi, per più di un chilometro e mezzo, il litorale è dominato da una serie di strutture private che, almeno fino all’anno scorso, non permettevano un agevole accesso alla costa. In questo tratto di territorio è presente una mezzaluna di arenile incorniciata da macchia mediterranea che si affaccia sulla baia di San Giovanni, lì dove è anche presente l’omonimo storico lido.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto alla località di San Giovanni c’è poi San Vito, piccolo e antico borgo marinaro animato da soli cinquanta residenti che durante i mesi estivi viene però invaso dai turisti. Qui a regnare è l’imponente abbazia benedettina, adagiata ai piedi del pittoresco porticciolo punteggiato dai tanti e colorati “gozzi”. Sulla sinistra del monastero invece, lungo uno stretto sentiero, svetta la massiccia torre d’avvistamento saracena, distesa su una spiaggia di ciottoli e pietroline.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superata la baia, si apre un percorso che costeggia per circa 800 metri solo villette, fino a incrociare un sentiero ricavato tra due abitazioni che porta alla spiaggia di Porto Cavallo, piccola e quasi sempre affollata insenatura sabbiosa. Dagli scogli che la circondano è possibile ammirare l’inconfondibile skyline del centro storico di Polignano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo ora giunti a Cala Ponte Marina, zona che accoglie il porto turistico, rimesso a nuovo recentemente e formato da due grandi banchine fra le quali possono ormeggiare oltre 300 barche. Da questo punto parte via San Vito, lunga strada delimitata da una pista ciclabile che fiancheggiando il mare porta direttamente alla città vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i vari accessi alla costa, che qui comincia a farsi alta, il più fruibile è la spiaggia di Ponte dei Lapilli, punteggiata da minuti ciottoli bianchi. Dopo circa 600 metri e poco prima di raggiungere il centro abitato, incontriamo sulla sinistra una stretta via che ci permette di scendere sul litorale e arrivare a Cala Paura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La baia, incorniciata da casette dipinte di bianco, è un porticciolo caratterizzato da due insenature dove si trovano ormeggiate le barche in legno dei pescatori. Una curiosità: qui si trova incastonata nella roccia la misteriosa scritta “Torno subito”, che sarebbe stata incisa dall’artista iraniano Hossein Golba nel 1992.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui in poi parte il lungomare dedicato a Domenico Modugno, alla fine del quale incontriamo proprio la statua in bronzo che raffigura il cantante nativo di Polignano, realizzata dallo scultore argentino Hermann Mejer nel 2009.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo ora pronti per entrare nel centro storico del paese, che sorge a picco sul mare a un’altezza di circa venti metri. Per farlo percorriamo l’ottocentesco ponte borbonico che permette l’affaccio sullo scenario più conosciuto e immortalato di Polignano: quello di Lama Monachile. Si tratta del letto di un antico torrente incastonato fra le pareti di roccia a strapiombo, la cui foce è rappresentata da una pittoresca spiaggia di sabbia e pietroline.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oltrepassato il ponte, subito sulla sinistra appare il maestoso Arco marchesale (conosciuto anche come Porta Grande), che fa parte della cinquecentesca cinta muraria che immette nel borgo antico. Arriviamo così in piazza Vittorio Emanuele II, dove svetta il Palazzo dell’orologio, edificio che ospita l’orologio cittadino ottocentesco ancora caricato a mano dall’anziana signora Melina. Su questo largo è presente la bianca Cattedrale di Santa Maria Assunta, originaria del 672 ma ricostruita nel 1580.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il vero cuore del centro storico sono i suoi vicoli stretti e “profumati” dai tanti fiori e dalle poesie di Guido “il Flâneur”, che scrive versi sui muri, scalini, porte e sedie. Nel borgo hanno anche casa i ricolmi negozietti di Franco, che colleziona migliaia di oggetti rari e particolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le stradine sfociano immancabilmente sulle celebri balconate, punti panoramici disseminati lungo il borgo. Ci affacciamo oltre la ringhiera di una di esse e ci lasciamo rapire dallo spettacolo che si disvela ai nostri occhi: di fronte a noi solo la distesa blu dell’Adriatico, incorniciata a destra e a sinistra dall’alta scogliera. Da qui scorgiamo anche le invidiabili terrazzine e verande in pietra o in ferro battuto delle casette incastonate nella roccia, “sospese” a picco sul mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il costone roccioso nasconde e custodisce però anche numerose grotte visitabili solo via mare: scrigni della natura ricchi di storie e aneddoti, come la famosa Grotta Palazzese o quella “della cattedrale”, frequentata in passato da preti e suore che vi accedevano tramite una scaletta non più esistente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arriviamo ora sul lungomare Colombo, a sud del centro storico, dove sorge il Museo d’arte contemporanea dedicato a Pino Pascali. Da qui in poi è possibile scorgere lo “scoglio dell’eremita” che fa capolino fra le onde: un isolotto su cui impera una croce e che deve il suo nome a un religioso che secoli fa vi avrebbe vissuto in solitudine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungere l’ultima tappa del nostro viaggio dobbiamo ora avventurarci su via Fellini, stradina circondata dalla campagna che ci porta a Portalga (o Cala Sala), un porticciolo di pietre e ciottoli incastonato nella scogliera, dove sopravvivono casette dei pescatori e numerosi “gozzi” in legno. Un’insenatura non ancora toccata dal turismo di massa, silenziosa e tranquilla, lì dove è possibile ancora contemplare il mare profondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Antonio Caradonna e Ilaria Palumbo)
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